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Autore Topic: Diario d'un giorno trascorso  (Letto 17751 volte)

Curvator cortese

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Diario d'un giorno trascorso
« il: 18 Ottobre 2010, 16:22:22 »

Bel tempo, prenderò la mia lesta "topina" per recarmi al lavoro.
Il fresco di questi giorni l'ha resa frizzante a tal punto da farmi lasciare la tessera a casa, mettere l'imbottitura invernale al longevo "dainese", il pantalone un pò più pesante, cercare le chiavi che non sbattono sul cruscottino.
Mia moglie mi vede stranamente contento questa mattina, tanto da chiedermi ancor prima di vedere il noto vestiario: "vai con la moto!?".
Nel risponderle un "sì" assai giulivo, fischiettando predispongo la vestizione, saltellando dal bagno alla camera da letto.
Piccolo controllo delle cose da portare, delle chiavi, del copriscarpa, del libretto, della borsa a tracolla con tutto l'armamentario del lavoro da traslocarvi... inevitabili attenzioni assai simili al controllo degli strumenti di un aviatore prima del decollo, onde evitare che le mie lacune mnesiche, di senil anagrafica natura, non mi obblighino poi a risalire e riscendere come troppe volte è accaduto.
Sono in garage, finalmente, fischiettando alzo la bascula, accendo la luce e...lei m'attende coperta da un dorato telo a malapena appoggiato, che abilmente le tolgo con un preciso volteggio aereo, sempre quello, seguito da una accurata piega e quindi appoggiato sull'altro mio gioiello sopito, anch'esso protetto da un vestito su misura di cotone purissimo blu, con il marchio impresso dell'elica che tanto vi turba.
Casco, guanti, una piccola difficoltà nello scavallarla dallo spesso tappetino, studiato per ammorbidire l'altrimenti dura manovra che ogni volta mi disturba nel clangore evocato. Un fugace pensiero, subito scacciato, alla mia diminuita prestanza fisica nel medesimo atto ripetutto migliaia di volte nei quasi 40 anni di onesta professione motociclistica.
Piccolo controllo all'astina dell'olio: al massimo, come al solito. Questa moto non mi consuma olio: sono fortunato anche in questo.
Ma ecco, finalmente a cavallo, aperto il rubinetto che, seppur a depressione, chiudo ogni volta che la moto si fermi per ore; un attento controllo che i fari siano spenti per evitare la "schicchera" brucia-lampadine nell'accensione, una bella tirata all'aria e...
Zì Zì Zì Zì!
Zì Zì Zì Zì Puf!
Zì Z' Puf Splat!
Benedetto Vincenzo, quante volte l'Empi ed il BigC t'hanno detto che l'aria va tirata tutta al mattino!? Vabbè, a malincuore applico la tecnica necessaria soprattutto dopo più di 3 giorni di fermo: aria tutta tirata e lieve rotazione del gas nel pigiare il pulsantino, frizione tirata onde ridurre ogni inutile ed aggiuntiva resistenza all'avvio...
Zì Zì brumble, rumble clang rumble clang splat tromp trompoooootraaa bromtraaaaaa pufffshhhh Rumbrooooooooooooooooooooooo, rumbrooooooooo, rumbroooooooooooooooooooooooooooooommmmmmmmmmm...
Eccolo l'orologio svizzero al lavoro, ehm, del sol levante al lavoro, girare rotondo e pulito.  
Piccoli saltuari colpettini di gas a 1500 giri, per poi tornare a 1200-1300 per circa un minuto, con l'odore venefico di benzina verde che m'avvolge sempre più, facendomi tossire anche un pò, oltre ad essere guardato male da quel vicino di box che passa veloce in mezzo ai miasmi mefitici e cancerogeni del piccolo riscaldamento, che mi avvolgono sempre più puzzolenti e copiosi.
Lei è più importante, sento i metalli che ringraziano, mentre un velo d'olio sempre meno tiepido riduce ogni rumore anomalo.
Ecco, abbasso un pò ulteriormente il regime per ingranare la prima ed evitare il clank  eccessivo(inevitabile sofferenza che sento anche nelle moto moderne al semaforo, con il loro inevitabile balzetto in avanti, spesso per l'eccessivo gioco alla leva, che perciò mantengo al minimo permesso dai sapienti consiglieri, che me l'allentano ogni volta).
Orpo. la salitona del garage. No, non la potrei mai imboccare subito a palla ed imballato come tutti i proprietari di Scooters del mio garage, (loro con il motore ancor bello freddo dopo l'immediata accellerata dopo lo scavallamento violento e menefreghista dal risicato e traumatizzatissimo cavalletto)... e poi in cima qualcuno potrebbe passare.
Meglio un pò di giusto abbrivio e di seconda marcia, con il motore sotto 2000 giri e via, due piccoli colpetti di clackson e scalata in rilascio in cima, pronti a frenare.
La giornata è luminosa e fresca, meglio scaldare un altro minutino il mio gioiello. Le teste sono ancora tiepidine per dar libero sfogo alle marce intorno all'isolato. Piccoli colpetti. nel rispetto di quanto sentii dire tanti anni fa da un tecnico della MV Agusta, che spiegava quanto fosse importante scaldare diversamente un motore a 4 tempi da un motore a due tempi: il 4 tempi ama i colpetti di gas, come benefici oliatori del tutto.
Abbasso la visiera e parto, prima, seconda, terza a 2000 giri... come va bene questo motore, puoi spostarti in città senza bisogno di tirare le marce, non ti serve superare i 3000 giri/'. Se vuoi correre bastano i 5000 giri, per muoverti assai allegro, anche troppo, snocciolando le marce in successione  e la scalata mi serve solo per aiutare la frenata, non serve se sfrutti la grande elasticità di codesto portento della tecnica.
Forse uso troppo il cambio, ma le mie moto non si sono mai lamentate di questo.
Ecco il semaforo rosso, accarezzo ambedue i freni nel rallentare, nel contempo scalando due marce e per trovare immediatamente il folle. Il folle, già, non capisco perchè la maggior parte dei motociclisti che mi si affianchino non mettano mai il  cambio in folle al semaforo, non si fa... non è corretto giocarci al dondolo con lo slittamento, nevvero!? Perchè stare con quella leva tirata, spesso facendo degli inutili balzelli in avanti. Io la prima la ingrano solo dopo che il passaggio pedonale si è messo a lampeggiare, sarò esagerato?
Verosimilmente sì, ma quanto mi piace esagerare quando metto il sedere su questo sellino...


(continua, per chi vorrà leggermi)
« Ultima modifica: 25 Ottobre 2010, 12:19:33 da vincenzog »
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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #1 il: 18 Ottobre 2010, 21:07:48 »

orca trota! io sarei stato un pelino piu' sintetico! ma di poco, eh! una cosa tipo:
'che hulo, oggi riesco ad andare in moto!!' :D :D

Dai Vince', aspettiamo la seconda puntata ;)
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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #2 il: 18 Ottobre 2010, 21:19:02 »

Bellissima descrizione , forse credo di sapere il perchè della leva tirata ( voglia di arrivare primo )
Valentino non aspetta mica che scatti il verde per ingranare la marcia  :toothy10:
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Curvator cortese

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #3 il: 20 Ottobre 2010, 12:00:14 »

(continua, 2^ puntata)

Eccomi nel primo traffico cittadino di una Roma caotica e nervosa, come tutte le grandi città sanno essere; devo ora stare attento a quel garage da cui escono sempre leste signore "a palla", senza guardare. L'altro giorno un bionda attempata, con occhio sfuggente ed ipermobile, con ipotelorismo in  occhiaie borsose, (con pelle aggrinzita e cadente del viso come da verosimile dieta dissociata, aiutata da pillole anoressizzanti e coadiuvata da insoddisfazione sessuale e lavorativa di lunga data), mi è sbucata veloce da lì, senza guardare; alla mia frenata e strombazzata ha inchiodato subito sgranando il pesto occhio dai riflessi di bragia e, senza chiedere scusa, con un gesto accennato stizzito della mano sinistra, è ripartita a razzo con gran pattinata di frizione ed imballata di motore, con la sua fiat 600 celestino pallido piena di bozzi e righi.
Ecco il primo dei tanti semafori che incontrerò sulla mia lunga strada, questo in particolare ha il rosso che dura poco, quasi piacevole per la temperatura ancora non ideale del motore di Cio Cio San (o Pollicina per voi che leggete, visti i bulloni che ho seminato strada facendo nei primi 3000 km percorsi insieme dall'acquisto). L'aria frizzante fa prendere i giri ancor più lestamente al generosissimo motore del mio Bol d'Or; finalmente posso "tirare" le marce fino a 4000 giri.
Empirico, BigC, lo so che usare il termine "tirare" le marce a tal numero di giri a voi fa sorridere, ma avete ben visto quanto si corre con un 900 anche sol cambiando a tal regime? Anche troppo in città, ammettiamolo! Ammettetelo!
Eccola, la famosa rotonda dall'asfalto perfetto che posso percorrere inclinandomi piacevolmente più del dovuto. Non prendetemi per matto, è vero che questa è la strada più lunga per andare al lavoro, ma è l'unica che ha due tre curve ove possa piegare un pò più, e due bei rettilinei liberi dove "tirare" le marce liberamente (ehm, a 6000 giri, BigC, non di più; gli 8000 li preservo per quando, invero con un pò di dolore psicofisico, dovrò raggiungerli per tenere il vostro passo su strade curvose extraurbane).
Eccola l'amata rotonda, è libera, evviva, accelero un pò e comincio a piegare fin quando la punta della scarpa sinistra accarezza il terreno. Che amichevolezza mi danno queste Metzeler: le poche volte che ho provato a cambiarle (con Isolde, un adorato BMW K75) me ne sono sempre pentito amaramente. Non mi hanno mai mollato all'anteriore, solo qualche leggera scodata in staccata, favorita dal brusco ed anelastico cardano del BMW. Con il mio nuovo (si fa per dire) Bol d'Or, le scodate sono possibili solo agendo sul pedale del freno posteriore con malizia, e più che di scodata parlerei di una gradevole e progressiva, lieve spazzolata.
Orpo! Ecco il malefico semaforo controllato manualmente da quella ottusa vigilessa, dallo sguardo grifagno a malapena visibile sotto quel ridicolo elmetto calzato troppo sugli occhi, dalla lunga coda di cavallo falsamente corvina e la pancetta inviperita; è lei l'unica responsabile di quel rosso  che permane per tempi che sembrano infiniti, praticamente biblici, creando file immani solo nel verso da me percorso; Il verde lo tiene acceso pochi secondi, infatti ecco il giallo e la sua mano che corre lesta alla penna ed al taccuino; mi fermo, spengo il motore raffreddato ad aria/olio, tanto ne avremo di tempo da aspettare! Non posso rischiare di surriscaldare inutilmente così i miei quattro coccolatissimi cilindri, le loro teste ed i pistoni.
Il mio vicino con una fiammante Yamaha 600 mi guarda stupito del (per lui) inspiegabile mio atto, (trattenendo a stento le sue nervose dita sulla leva della frizione immancabilmente tirata). Figlio mio, io non ho ventole e radiatori dell'acqua, indispensabili nei climi torridi e di fronte a vigilesse siffatte! Due o tre colpi di clackson di qualche automobilista giustamente innervositò dal disequilibrio della situazione, prolunga i tempi del rosso di almeno due minuti. La psicologia impone di non suonare in tali situazioni, giacchè il malcelato complesso di superiorità, aggravato dal ruolo e dalla prepotenza di alcuni  vigili urbani (soprattutto donne, e non me ne voglia la Donna del Paella, da cui ho tratto ispirazione per la sinteticità del mio racconto),  può venire enormemente alimentato da un nostro siffatto agire. Non ci vuole una laurea in psicologia per capirlo.
Una piccola sfiorata al mio pulsante dell'accensione ed il motore subito riborbotta, fresco e riposato nell'attesa del disiato verde, non prima di aver riacceso il faro, premurosamente chiuso prima del pregresso spegnimento, è ovvio. La mia Cio Cio San non ha le lampadine Wurth del BMW, che non si bruciano mai (in 18 anni di uso tenendole sempre accese, merito anche di un discreto progetto dell'impianto elettrico suddetto, come la durata della batteria Mareg giuntami a 12 anni, poi cambiata non perchè non andasse, bensì perchè il meccanico aveva timore che potesse morire nel preventivato viaggio in Corsica. A proposito, il BMW mi è partito in garage dopo un anno di fermo, seppur a spinta, senza bisogno di caricarla la Mareg: il quadro ancora si accendeva, questi tedeschi!!! Come lavorano al Tornio!!!)
Come immaginavo il tizio della Yamaha, al tardo verde, agognata chimera finalmente accesa, parte a razzo con il motore che ruggisce, con inutile e prolungata sfrizionata ( beh, siamo quasi al momento di cambiarla quella povera frizione: ha ormai quasi diecimila chilometri sapete!?), seguito da uno stuolo di guizzanti Honda SH  e dai "vorrei ma non posso" Liberty Piaggio (con il braccetto laterale sottilissimo del cavalletto immancabilmente tutto torto in fuori; i nuovo scooter Piaggio li riconosci da questo piccolo particolare, oltre dal fatto che siano gli unici ad ammutolirsi precocemente sotto la pioggia battente e relative pozze percorse in velocità; non è cattiveria, parlo con la cognizione di causa dell'aver toccato, ahimè, con mano).
Eccolo il famigerato Sanpietrino che contribuisce alla favola di pollicina del mio mezzo; più tardi a casa, controllerò quanti bulloncini m'è costato, il percorrerlo, quello sconnessissimo  tratto con tombini profondamente infossati e che il traffico non sempre mi permette di evitare, come sarebbe nostro dovere nel rispetto della nostra giumenta.

(Continua)
« Ultima modifica: 25 Ottobre 2010, 12:17:49 da vincenzog »
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cacio

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #4 il: 20 Ottobre 2010, 12:32:42 »

(continua, 2^ puntata)

Eccola, la famosa rotonda dall'asfalto perfetto che posso percorrere inclinandomi piacevolmente più del dovuto. (Continua)
Unico e inimitabile  :wav:
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è la parte di gran lunga più utile
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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #5 il: 20 Ottobre 2010, 14:04:25 »

A Vincè, ho contato approssimativamente 100 righe e sei solo al primo semaforo, ecchetasso!!!!!  :headbang:
 ;D
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Vorrei chiudere il gas, ma non ci riesco!

Curvator cortese

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #6 il: 20 Ottobre 2010, 14:49:26 »

A Vincè, ho contato approssimativamente 100 righe e sei solo al primo semaforo, ecchetasso!!!!!  :headbang:
 ;D

Ehhhh, ancora è lunga la strada, ci sono altri 4 km da descrivere...
E poi il ritorno, dove lo metti il ritorno?
Altro che 100 righe!!!
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Bob

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #7 il: 20 Ottobre 2010, 15:07:24 »

...
Altro che 100 righe!!!

Deve arrivare a 14.233!!!  :read2:
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Roberto
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Curvator cortese

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #8 il: 25 Ottobre 2010, 11:41:30 »

(continua: 3^ puntata)

Ecco il viale delle miglior disfide pararmisi avanti, sperando di aver un rosso acceso al semaforo e che nel contempo possa affiancarmisi un Tmax, con l'intruso e supponente cavaliere dall'elmo momato ed occhiale gocciato a specchio, con la marmitta inutilmente aperta ed il costoso variatore malossi dai rulli troppo alleggeriti, con la punta del piede sinistro fuoriuscente inutilmente di molto dallo scudo anteriore, con quello scuro giubbotto in pelle ed, ahimè lasso, la pelliccia folta sul collo, (sperando che quel pelo sia sintetico, giammai che provenga da un povero cane cinese, poi finito sulle tavole di quei civilissimi palati o nei retrobottega di qualche sudicissimo ristorante orientale nostrano).
Questa volta il destino non m'accontenta, solo scooter dalle improbabili ciclistiche mi s'affiancano oggi, con gli immancabili cappottini neri sulle ginocchia tipici dei tiepidi motociclisti cittadini: assai disonorevole sarebbe partire a razzo senza un valido avversario nella pur disiata disfida. Godrò del mio vivace tiro fino a 3000 giri, bastando verosimilmente per non rimanere troppo indietro da quei frullatori rumorosi, dalle valvole minute e fragili e dagli altalenanti e sottodimensionati impianti elettrici (in cui piaggio docet).
Eccolo il mio (fu) nobilissimo Istituto, derivante da patrimoni donati da anime ricche e generose dal XVI secolo fino al secolo scorso,  per assistere derelitti, malati e chiunque avesse bisogno di conforto o ristoro.  Fu costruito nel ventennio di epoca fascista, quando ancora il socialismo preponderava nel cuore di un qualcuno che poi si perse, facendone però luogo d'assistenza e residenza di tanti orfani delle troppe guerre che infettavano TUTTE le nazioni di allora, insegnando loro un valido mestiere per quel futuro che si colorò d'incerto anzi, tingendosi poi di sangue.
Oggi è un disonorevole loco gestito da un laido pubblico, aduso a suggere al meglio ogni vital linfa da tal patrimoni, spremuti grigiamente in funzione di un particolare di pochi, fenomeno assai caro ad alcuni (mal)dirigenti politici (d'ogni colore, pronti a cambiar sovente casato) ed alcuni loro infidi sgherri interni sindacalisti procacciator di voti, (anti)cavalieri spesso già plurinquisiti (e mai condannati) di fronte ad evidenze cartacee di malfatti in tasca e di odiosi progetti di ricchi tornaconti nel freddissimo ed interessatissimo cuore.
Dovrò parcheggiare Cio Cio San in un luogo sicuro e ben controllato dalle telecamere, onde evitarle vigliacche offese da parte di quell'accennata torbida mafia interna da me onorevolmente osteggiata, come già accadde a due gomme della mia valente ed onesta Caposala ed alla moto BMW dell'onestissimo (perla assai rara) dirigente Direttore dell'Assistenza, infranta per terra appositamente e proditoriamente. Solo così potrò lavorare serenamente, fregandomene dell'ultima lettera anonima diretta a mia moglie (la terza), ove si accenna a mie ipotizzate abitudini sessuali contro natura di "omo con omo", in aggiunta alle pregresse ancor più ricche di cattiverie e di ipotizzati omicidi a danno di poveri anziani (di cui vi grazio per pudore). Poco importa a codeste anime felle che nel mio Istituto ci sia un basso tasso di mortalità, con altissimo numero di centenari (invero grazie a Nostro Signore, più che all'operato dello scrivente archiatra, comunque facilitante anzichennò e non opponente tale longevo Suo degnissimo progetto, pari solo al nostro CB), e che i vecchietti siano contenti e mangino bene. L'importante è come scuotere il ricco albero, non movendo le fronde, ma tagliandone le radici e scerpandone i rami, per rubarne meglio i frutti. Guai al non colluso guardiano che interferisca su tale inveterata abitudine: lo si schiacci come si deve, con ogni mezzo, preferibilmente illecito.
Tralascerò del mio lavoro, talora ricco di secrezioni odorose riempienti le nari o di patologici e talor sanguinanti e dolorosi eventi, nel gran tempo più volto a parar lo mio sedere intonso non dagli ipotizzati abusi sessuali, bensì dalle frequenti cattiverie della mafia interna che mi onoro di contrastare: spiegansi così i più volte avvenuti controlli dei Nas ed altro che, con gran dispiacer di alcuno, hanno trovato sempre tutto in ordine (modestamente!).
Gli è che lo stesso amatissimo Dante avrebbe avuto il suo da fare nel collocare qualche anima prava o fella, tipo quella del local sindacalista eventualmente e per gioioso e salvifico evento della di lui dipartita, giù nel profondo, a pieno titolo da poterlo inserire per lo V cerchio ( iracondi ed accidiosi), o per lo VII cerchio-III girone (bestemmiatori), o per lo VIII cerchio nella bolgia dalla V alla X ( barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordie e di falsità), o per lo IX cerchio nelle zone della ghiaccia di Cocito Caina-Antenora-Tolomea-Giudecca (traditori delle persone care, della Patria, dei buoni, dei benefattori, dei commensali), o financo nell'antro della terra, nella natural burella a farsi dilianare da Lucifero (traditori delle autorità religiosa e politica), risultando verosimilmente indigesti anche a cotal pregiato conoscitore di odiosi malfatti e misfatti. Lo stesso Satana potrebbe non fidarsi ad averlo vicino alla sua mensa, dovendo mangiare con una mano sola, l'altra dovendo tenerla sul portafoglio, con l'occhio attento al piatto affinchè non fosse visitato e vuotato dall'altra bocca famelica adusa ad ogni appropriazione, purchè indebita.
Ohibò, ho parlato  poco di moto e troppo dei vapori di pubblica cloaca e dei comportamenti escrementizi di alcuni "tubi digerenti che camminano" che colà vi sguazzano complici.
Me ne scuso!
Torniamo quindi con gran gioia all'unico argomento che poi veramente m'interessi: la mia moto!
La vedo dalla mia stanza luccicare nel piazzale grazie anche alla passatina di "pronto mobili" che me l'ha così ben cerata  e profumata, e tal vista m'arde... e sempre m'innamora, tal che non penso di guarir dalla cronica patologia più mai!
Tra poco l'accenderò e godrò di lei, nel tornare a casa nel caotico traffico di una Roma stanca ed inquinata come non mai (non solo nell'aria).
Lo sento, oggi una sfida m'attenderà gloriosa al semaforo della Colombo.
Dovrò avere il motore ben pronto, prima di scatenare al galoppo la mia co(p)piosa mandria di cavalli dal caldo e quieto pascolo di trotto in cui normalmente la rifugio...
Quivi si parrà la nobilitate del cavaliere e della sua prestante giumenta, con l'alloro prevedibile come propria ricompensa e lo scherno (o scorno) del malcapitato come atto di giustizia.

(continua)
« Ultima modifica: 26 Ottobre 2010, 09:59:11 da vincenzog »
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Parsifal2708

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #9 il: 25 Ottobre 2010, 17:15:29 »

Che letteratura :icon_study:!!!!!!!!!!!!!! attendo la 4°a puntata con ansia!!!!! :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2:
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Dopo un giro di caffè solitamente,fumo una sigaretta... dopo "un giro con la donna" ,solitamente, fumo una sigaretta...dopo un giro col Bol D'or ....ce ne vogliono due consecutive.

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #10 il: 26 Ottobre 2010, 14:13:58 »

(continua: 4^ puntata)

Eccitato come un adolescente esperto onanista di fronte ad un sito appena scoperto di fanciulle disinibite e discinte in "dinamica azione" o, per essere più realista, come un 53enne voyeurista (ehm) di fronte ad un sito di brune fanciulle vestite con "cameltoe in statica ed ammiccante posa", tolgo il "sudato" camice per indossare il pesante dainese e, fatti i dovuti controlli di chiavi e chiavine, esco veloce giù per le consunte scale dell'ultimo luogo di dolore che, ahimè, ho scelto ripetitivo come vita lavorativa da sempre. Naturalmente non vi dirò di come, ormai troppo spesso, sia costretto a tornare sui miei passi per le continue dimenticanze (quando il casco, quando i guanti... ecc). "Chi non ha testa ha gambe" recitava la mia mamma quando, ancor io giovane (e sanza alcun sospetto), già v'erano avvisaglie (rade) di ciò che oggi è più sovente: posso solo dirvi che "post hoc, ergo propter hoc" ho delle gambe assai toniche, da sempre!
Eccola, la mia Pollicina-Cio Cio San, la mia Madama Butterfly che attende solo di essere montata e posseduta, senza alcuna "Suzuki" d'intorno a disturbar l'incontro. Non ti tradirò come il vile Pinkerton, siine certa, mia dolce compagna dagli occhi a mandorla e dal corpo aggraziato e vellutato, come solo una geisha orientale sa essere!!!
Inizia la procedura complessa di accensione alla Furio (ve la ricordo per dovere di cronaca: scendere dolcemente dal cavalletto senza star sopra la moto, salire sulla moto, controllare che le luci siano chiuse, non toccare i freni che accendono la lampadina posteriore che si potrebbe fulminare nella schicchera accensoria, tira l'aria a fondo, apri il rubinetto della benzina, tira la leva della frizione per diminuire le resistenze in gioco inibenti potenzialmente l'invito alla rotazione del tutto con inutili quanto deleteri trascinamenti, accarezzare il pulsante dell'accensione quel tanto che basti con un pelo di rotazione del gas eventualmente ripetitiva).
Ed il miracolo si ripete, dolce carezza per la mia chiocciola ed il mio organo del Corti bilateralmente, con le cellule stimolate da piccole onde di endolinfa, preludio alla produzione di endorfine in altro vicino loco, per irradiarsi poi alla corteccia e rendere inevitabile il riflesso condizionato del pacato riso che atteggia le soddisfatte labbra (in una modica ma tonica dilatazione nei sempre meno compiacenti corpi cavernosi, un pò più in giù, ove sempre meno sovente batte il sole).
Zi Zi splffuvrooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo (1500 giri)
Vrooooooooom  Vroooooom piccoli sapienti colpetti come il vecchio meccanco della MV insegnava, senza superare i 1500 giri e tenendosi di base non troppo sopra i 1200, nel contempo richiudendo progressivamente l'aria, proprio come quando procedo ad effettuare una endovenosa lenta di vivifico cortisone in un soggetto collassato ed esangue e, come costui pian piano si ricolora e riprende, così il mio CB gira vieppiù rotondo e regolare, man mano che riduco fino a chiudere la corsa dell'arricchente levetta.
Ora si tratta di attendere un pò, con la mia mano deguantata che accarezza le teste tiepide e sempre più caldine, mentre dai tavolini esterni del bar dell'istituto uno dei gruppi di solerti impiegati della vicina ASL ( al loro 4° caffè delle frequenti pause che caratterizzano gli impiegati italiani del ramo) mi osserva incuriosito ed interrogativo.
Ci siamo, le teste sono adeguatamente calde, si possono levare gli ormeggi ed avviarci verso quella parte pulita del piazzale (appena asfaltata di un asfalto ruvido e scuro ove, sicuramente in seconda marcia, inizierò a piegare disegnando cerchi regolari destrorsi e sinistrorsi in discrete pieghe da pedana aterra.
Con quest'asfalto la gomma fredda non è certo un fattore limitante: limitanti sono semmai quegli aghi di pino che cercherò di evitare magistralmente.
Inutile dirvi che un fuggevole sguardo a quel famoso tavolo dei laboriosi impiegati mi rivela un quadro fantastico di 4 persone con la tazzina a metà strada ferma nell'aria, che non giunge più alla bocca, con l'espressione di lor che da primariamente interrogativa vien seguita da un sommesso e simultaneo scuotimento del capo che non risparmia nessuno dei 4 probi lavoratori. Poco m'importa, mentre sto provando quelle magnifiche sensazioni esaltate dai sensori glutei stimolati nel modo migliore dalla sella inclinata e dalle forze centrifughe che chiedono una grazia centripeta perchè la fisica dell'equilibrio sia rispettata, come solo un motociclista cronicamente patologico può semeiologicamente provare in una esaltante piega: piacere fisico allo stato puro, altro che! E che dire di quel piacevole massaggio a medio-alta frequenza in regione testicolare, una sorta di seduta fisoterapica sensuale che accompagna ogni marcia inserita... Ah l'amore!
Imbocco l'uscita e, con gomme ormai caldine dai numerosi otto percorsi poco prima, il Largo Bompiani mi attende per l'ulteriore piega a sinistra, con accostata in rotta Ovest-Nord Ovest, nel giungere da Sud: una bella e lunga curva che spero nessuna macchina possa interrompere.
Cio Cio San pulsa regolare e nervosa come il motore di un Mitsubishi "zero" nei suoi primi voli sopra il Giappone, nell'attesa che si scatenino tutti i sui cavalli ove servano; ancora due semafori tranquilli e poi, se il destino lo vorrà, ci attende una sfida gloriosa al semaforo prima del tratto in salita verso Caracalla. Chiedo una sfida onorevole (ma non troppo) al destino, un monster 600 o 620, un Tmax smarmittato, un 600 nudo anche di ultima generazione (e qui sarà un pò più dura, ma ce la potrei fare...). Vedremo tra poco.


(continua)
« Ultima modifica: 26 Ottobre 2010, 14:52:00 da vincenzog »
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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #11 il: 26 Ottobre 2010, 15:31:54 »

a vincè leggo con picere, tra le righe vedo in un futuro prossimo un bel giro in pista con la tua bella :wave:
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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #12 il: 30 Ottobre 2010, 17:42:18 »

5°puntata!! :director: :director: :director:  :wav:
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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #13 il: 30 Ottobre 2010, 18:06:58 »

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #14 il: 30 Ottobre 2010, 18:11:08 »

sto fine settimana non un gra che da fa' ce la faccio a leggermi tutte la puntate....  :icon_study: quantocosta l'abbonamento?
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