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Autore Topic: Diario d'un giorno trascorso  (Letto 17750 volte)

Curvator cortese

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #45 il: 05 Novembre 2010, 15:41:06 »

A presto in strada curvosa.   :angel4:

Ora sì vedo il centauro che a rispettar m'invita!
 :love3:
« Ultima modifica: 10 Novembre 2010, 17:06:19 da vincenzog »
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Et neuna cosa, quanto sia minima,
può avere cominciamento o fine senza queste tre cose, cioè:
senza potere,
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gio

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #46 il: 06 Novembre 2010, 16:44:15 »


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Curvator cortese

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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #47 il: 10 Novembre 2010, 16:07:54 »

(VI puntata)

Se il regista del film “Mon oncle d’Amerique” fosse stato a conoscenza della situazione che andrò subitosto a descrivervi, sicuramente avrebbe trovato un giusto modo d’inserire un CB 900 Bol d’Or in una delle scene cruciali del film, dando così maggior lustro all’azione, all’intensità ed alla…già bella scenografia; riservandosi poi di riutilizzarlo, ne sono sicuro, dopo averlo acquistato per sé non badando alla cifra, in una successiva pellicola egualmente impegnata, magari dal titolo “maturité technique” (una verosimile coproduzione italo-francese, con Alain Delon e Monica Bellucci protagonisti di una storia d’amore e poliziesca, intrigantemente ambientata in Bretagna e nel mondo delle corse motociclistiche a cavallo tra gli anni ’70-’80,  periodo fertile di radici della nostra ingravescente  ed inguaribile passione…d’Or).
Ma onde non tediarvi oltremodo, tornerei rapido (ehm, leggete prolisso) sull’argomento verace che incombe sulle nostre ispirazioni ed aspirazioni, al semaforo delle cavalleresche sfide e delle (talvolta oniriche) rispettive auree conclusioni.
Sta giungendo il verde, il disiato e dirimente verde!
La tensione si taglia nell’aria, i polsi nervosamente a stento trattengono la loro massima escursione, le surrenali hanno già scatenato quantità antiomeopatiche di cortisolo in circolo, in tonificante sommatoria all’eccitantissima noradrenalina già presente da un pò, ambedue favorenti la lotta imminente, la madre di tutte le sfide; un cardiocircolatorio tachicardico assai compiacente vasodilata e vasocostringe ove serva alla pugna, ognidove nel corpo…
VERDE !!!
Scateno finalmente la mandria della mia Madama Butterfly, tenendo  un po’ le briglie della frizione sol nei primi importantissimi metri, ove non conviene speronar troppo nei fianchi pienamente e subito, bensì liberamente lasciar briglia in libero galoppo con retratte dita sinistre nel principio, per poi rilasciarle, come accadrà invece men attenti nelle altre marce a venire,  in spero strarapida successione. La potenza si scatena sull’umettatissima catena direttamente dal cuore infuocato e dagli alberi ed ingranaggi in gran rotazione.  Il  grasso al “pfte” evita l’inutile pantano tra le sofferte maglie terminali, favorendone il libero e silenzioso scorrimento e la piena soddisfazione del povero pneumatico che ben sa di sacrificare qualche decimo di millimetro sull’altare del dovere. La mia coda dell’occhio va al glabro vicino, maledettamente vicino, troppo vicino, mentre sto per cambiare marcia ad 8 Kilogiri! L’ulteriore calcio che in prima marcia incrementa la già incontenibile accelerazione a 6500 giri si sente eccome, peccato non averne seguito l’impeto in irruente progressione totale, per il mio malcelato timore di offesa e rispetto valvolare, non seguendo la necessaria estrapolazione (meccanica) dell’italico detto:  “a tavola (in accelerazione) ed a letto non si porta rispetto!”  
Il non seguire pienamente i consigli del Duca e del Primo Cavaliere (“tira ogni tanto questo motore al massimo, che gli fa bene”)  mi stanno esponendo ad una patta con rischio di sconfitta, persino: dovrò tirare la seconda al massimo dei giri, quindi la terza e poi ugualmente la quarta in siffatta guisa, se la strada lo permetterà,  amica della mia altrimenti incerta vittoria.
Metto la seconda con un movimento plateale dell’avambraccio destro inutilmente caricato ma sincrono col piede sinistro assai veloce e preciso, a malapena accarezzando la frizione per non fallir la marcia o sentir sgranare. Il Fazer però si fa sotto e guadagna persino una ruota. Orrore!
Ohimè tapino e lasso, cosa sta mai per accadere, sconfitto da un cavaliere dai cilindri di stazza inferiore!
Tristo nel pensare ed osservare l’infausta probabile conclusione, un moto di moderata felicità mi pervade nel vedere il tronfissimo suzukone perdere vieppiù terreno fino al superamento. La simil Trabant su due ruote sta per scadere di poppa, riuscendo a malapena a notare il suo pessimo e laido proprietario incentivare inutili scuotimenti del capo e chinarsi sotto l’ampio parabrezza guardando stupito di lato ed indietro il Fazer che lo spolvererà; subito dietro, nello ormai pieno timore di sconfitta l’agitato scrivente, con la sua giumenta che presto scorreggerà in viso e nelle di lui nari provate, nonché sulla gocciante mucosa offesa di un setto disfatto, i caldi vapori gassosi e fetidi di escreato combustivo dalle  bollenti, sonore e binate marmitte.
Non è ancora detta l’ultima parola, con la terza che ruggisce finalmente oltre i 9000 giri, sto tenendo il passo del Fazer che, a vederlo meglio (ahimè da dietro), non sembra poi neanche tanto vecchio, acciderba, gli è di ultima generazione purtroppo, ben ricco cioè di numerosissimi cavalli scalpitanti in alto ed assai poco timorosi dei pur tanti ma datati altrui, cioè miei, in peso global minore di lui rispetto alla mia lei.
Metto la terza, mentre negli specchietti noto il mastodonte del losco lombrico sempre più lontano, quindi ancor più lontani lo scooter cinese ed…il coso silenzioso, sì insomma, l’elettrico, quello millantatore dell’impatto zero che inquina a Civitavecchia sotto mentite spoglie, ogni notte di carica delle sue grosse, scarsamente efficienti ed altrettanto inquinantissime  batterie (ha voglia di dissertare querulo sull’argomento perdente il suo ricco proprietario azzimato e dandy, vero Ang_Bob!?).
Sto guadagnando qualcosa nell’impeto della terza giunta ormai in piena zona rossa.
Poffarre! Ho ripreso la sua ruota!
Ohibò, vuoi veder che je la la fò, anzichennò!?
Metto la quarta mentre Cio cio san mi avverte della incipiente proibitiva velocità raggiunta ( e del non aver montato i Koni, come il Duca ed il Primo Cavaliere suggerivanomi anche in tal guisa da tempo) con iniziali serpeggiamenti sempre più evidenti, ma che non mi fanno certo togliere il gas: GIAMMAI!.
Urca! Sto riprendendolo! Superandolo!
Evviva, si scelga ordunque l’olio migliore in futuro, l’Stp ottanicamente arricchente, la biada migliore e la miglior strigliatura per la mia imbattibile e degna compagna di monta.
Un ruggito improvviso di motore ferito (suo) in fuori giri accompagna il mio sorpasso, che da un “sofferto andante” improvvisamente  diventa  “allegro con brio”: troppo rumore per nulla, quello, che mai accadde di tanto fausto!?
Ehi! Ma sì, il glabro efebo ha sfollato!
Perdinci! Sì, ha sfollato! Con quei mocassini di finissimo cuoio è il minimo che gli potesse accadere.
Lo svento rapido e colgo la vittoria, ancorché ammantata da una vena minor di gloria, almeno credo.
Non voglio guardare il contachilometri, giacchè i serpeggiamenti mi illustrano bene la velocità di una 4^ piena tirata e persino un tentativo di farlo con la 5^! Noooo, ferma tutto!!!
Orpo! Le macchine ferme si avvicinano alla velocità della luce, Azzzz... sono lungo... devo agir deciso e subito sulle briglie ancor sciolte…prima di subito!
Oooooohhooo…buona… ohhhhoooo… buona!
Tiro fortemente le briglie svergolando il morso (già torto) della mia amata, insaccando le forcelle a fondo corsa, mentre le macchine si fanno sempre pericolosamente più vicine. Anche il freno posteriore viene chiamato in soccorso.
Obbediente ai comandi ella mi ferma a pochi metri dal gluteo di una sbiadita panda, notando l’occhio sgranato e preoccupato del proprietario fisso sullo specchietto. La pompa nuova dell'Honda 1000 (suggerimento del BigC) ha fatto il suo dovere sui due dischi anteriori, quasi un miracolo.
Ecco una mastodontica macchia grigia passarmi in tromba, non è il Fazer. Lascio a voi cercar di capire chi sia colui che sbandando e per un fortuito  pelo s’infila tra due file di macchine, in estrema frenata per almeno 10 pericolose lunghezze sovrabbondanti rispetto al dovuto,  prima di fermarsi ormai salvo (per oggi),  presumibilmente con l’occhio ancor più sgranato del suo usuale farmacologicamente indotto.
Al semaforo successivo un fuggevole sguardo mi viene rivolto dal proprietario del Fazer, direi non in maniera oltremodo ostile eppur sicuramente non troppo amica, come di chi comunicar vorrebbe un "ben vinta l'avrei, se non… ma...”.
“Senza se e senza ma” sono termini usualmente di gran moda tra i politici d’ogni tempo, adottati per rimarcare principi molto graditi al credulon volgo votante dei più (qual anch'io appartengo),  per ottenere consensi in progettualità utilitaristiche sapientemente esposte, che poi non saranno mantenute una volta sostituiti gli altri perdenti alle elezioni, volgendosi come gli altri prioritariamente al proprio particolare (usando ove serva appropriati sindacalisti nel pubblico), nel pieno rispetto della “teoria delle elites” del grandissimo Vilfredo Pareto, vero trattato filosofico del reale governo, come spiegato anche nella “fattoria degli animali” di un altro grandissimo osservatore-scrittore (in epoca non sospetta).  
Senza (o con) se e ma, comunque la si giri, non credo che alfine avrebbe vinto l'esile depilato, voi che ne dite!? Ma lui continuerà a pensare questo. Pace, non stripperò ancora la mia amata per un suo peccato di orgoglio.
Comunque non si offende un vinto, tanto più s’egli si è battuto con onore, perlomeno sino alla sfollata; indi volgo altrove lo sguardo, soffermandomi un po’ più sul viscido pellame serpentico del traffichino del Burgman, tremendamente  pallido in viso, che si accende nervosamente una sigaretta con difficoltà, tra i movimenti del capo ormai in risonanza che lo scuotono tutto, molto più di prima (comprensibilmente, stavolta, avendone ben d’onde sia per la lezione, sia per la tarda frenata).  
I battiti accelerati del mio cuore stanno ora scemando di fronte all'avvento delle dolci endorfine, che accarezzano i remoti anfratti del mio benessere psicofisico e del piacere, dando corda ad uno dei migliori appagamenti surrogati simil-post-erotico-coitali (sempre più radi), che tanto rendono la nostra vita degna di essere vissuta motociclisticamente ed eterosessualmente parlando, nonostante tutto. Una modica erezione nell'ormai timido mio basso ventre sembrerebbe confermare l'allegra teoria.    
Riposati e raffreddati degnamente, mia bella, adorata e prestante Cio Cio San, ch’ancor tanto scaldante traffico t’attenderà, pria che si giunga al giusto e meritato ricovero nella fresca stalla che benigna ti accoglierà; il tuo padrone, dopo una bella doccia, si siederà davanti a fumanti fettuccine all’uovo con un sugo bianco di veraci porcini, con piccola spolverata di tartufo (bianco), accompagnate da un rosso non troppo corposo del nordest, un buon Teroldego, giusto per rimaner un po’ leggeri e lievemente storditi, assaporando il trionfo vissuto.

(Fine!? Ma sì, tranquilli!)

« Ultima modifica: 12 Novembre 2010, 01:34:18 da vincenzog »
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Re: Diario d'un giorno trascorso
« Risposta #48 il: 10 Novembre 2010, 16:29:56 »

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