resti fra noi!!
Va all'asta con tutti i suoi gadget la leggendaria DB5 di 007. Valore presunto: 5 milioni di dollari EGLE SANTOLINI
MILANO
Centinaia di migliaia di fan hanno sognato di possederla, se non altro come modellino Corgi Toys. E il principe Carlo ne aveva una versioncina a pedali sponsorizzata, con cui (a 16 anni, nel 1964: sempre stato un fanciullone) percorreva festante i corridoi di Buckingham Palace. Ma l’automobile che va all’asta a Londra il 27 ottobre è proprio quella Aston Martin, cioè il modello DB5 guidato da Sean Connery-James Bond in «Missione Goldfinger» e «Operazione Tuono».
Sontuosamente argentata, completa di dispositivo per la cortina fumogena, pannello antiproiettili, targhe girevoli e (quasi) tutto. Peccato che, a bordo, manchi la Bond girl: se comunque volete farci un pensierino, sappiate che la casa RM Auctions si aspetta di raccogliere non meno di cinque milioni di dollari, cifra oltraggiosa ma perfettamente adeguata all’oggetto del desiderio di una, forse due, probabilmente tre generazioni. Chi mette in vendita la DB5 è Jerry Lee, ex dee-jay americano che l’aveva comprata nel 1969 per 12 mila dollari direttamente dall’Aston Martin, a patto di usarla solo per scopi promozionali. Dopo un paio di tournée la ripose in un garage; adesso, giustamente, cerca di realizzare il più possibile.
Dalla casa d’arte fanno sapere che «macchina e gadget sono perfettamente funzionanti. Anche se - confessa Peter Haynes, dirigente della Rm Auctions - le mitragliatrici sono sempre state finte. Ma se si preme il bottone giusto entrano comunque in posizione». Quanto al mitologico sedile di espulsione, anche quello non è mai stato in grado di catapultare chicchessia fuori dal tetto. John Stears, il supervisore agli effetti speciali del film, dopo aver ottenuto dai tecnici della Aston Martin il via libera, fece aprire nel tettuccio un foro sopra il sedile. Poi decise di usare un dispositivo ad aria compressa, con cui sparò fuori un fantoccio in una sequenza di «Goldfinger». Insieme all’apparizione del jet pack, cioè a quella specie di zaino a reazione che fa volare Bond in «Thunderball», la performance tecnologica meglio riuscita degli 007 Anni Sessanta.
Ma tutto c’era già, bello e deciso, nelle pagine di Ian Fleming. Nel romanzo «Missione Goldfinger» Bond guida un’Aston Martin DBIII «di un sobrio colore battleship grey», ricorda il minuzioso manuale di Andrea Carlo Cappi e Edward Coffrini dell’Orto («James Bond 007 - 50 anni di un mito», Mondadori). «Probabilmente si trattava della DB 2.4 MKIII, perché nella realtà la DBIII era un’auto da corsa. Sarebbe come se oggi per pedinare un nemico Bond ricorresse a una Formula 1...un tantino vistoso, non vi pare?». Dal libro al film: 007, che in «Licenza di uccidere» viaggiava su una Chevrolet Bel Air nera e poi su una Sunbeam Alpine convertibile blu, e in «Dalla Russia con amore» si era pavoneggiato su una Bentley Mark IV (per inciso, quella preferita da Fleming nella realtà), si sente dire all’inizio di «Goldfinger» che «la Bentley ha fatto il suo tempo», per essere poi introdotto alle meraviglie del nuovo giocattolone. Opportunità di marketing straordinaria per la casa automobilistica, in epoca in cui le strategie di «product placement» erano agli albori e certamente ancora non si chiamavano così. Ma che all’Aston Martin fossero particolarmente sensibili al tema lo si sarebbe potuto sospettare fin dal film «Fedra» del 1962, incandescente storia d’amore con Melina Mercouri, Anthony Perkins e un’aerodinamica DB3, trasfigurazione Anni Sessanta del carro di Ippolito. Il fascino di Connery fece il resto. E poi dove la trovavate una vettura capace di avere, insieme, targa francese, svizzera e britannica, a seconda della necessità e degli inseguimenti? Equipaggiata perfino -udite udite- di un telefono di bordo? Per farla sfilare in parata con Sean al volante la municipalità di Parigi concesse gli Champs-Elysées. A Milano la esposero nel gennaio del 1965 in piazza del Duomo. Senza pilota, ma la folla tumultuò lo stesso. Altri tempi, altri divismi. Se la comprerà un babyboomer narciso e invecchiato. E se la terrà tutta per sé.