Topic: Pericle Pavesi (Letto 3880 volte)

CommissarioRinko · « **il:** 21 Febbraio 2014, 01:48:17 »

Mi ero ripromesso di aprire un topic su Pericle Pavesi : eccolo.
Non dirò molto perchè lui era talmente immenso che la sua storia va cercata su internet e solo da chi ritiene interessante conoscere di lui e della sua geniale capacità e competenza.
Allego delle foto di una sua creazione e, qui di seguito, quello che lui ha scritto, descrivendola.
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Questa realizzazione è molto particolare, ispirata alle scrambler giapponesi degli anni '70, diffuse negli U.S.A. in larga scala ma non importate in Italia (dove invece imperavano altre famose marche). La gentile signorina che ha commissionato l'opera l'ha preferita di modeste dimensioni, la sella è alla giusta altezza per un comodo controllo del mezzo, e le proporzioni della ciclistica originaria (un supermotard della HM, incidentato e recuperato) hanno permesso questo risultato. L'estetica della moto è condizionata dallo scarico, che scorre su tutto il lato sinistro e rispetta quelli che erano i canoni stilistici di quegli anni.
Altro elemento che caratterizza la categoria è il serbatoio, di piccole dimensioni e dalla forma a goccia, tanto cara agli amici americani. Per accordare linea ed ingombri è stato realizzato appositamente in alluminio battuto a mano e saldato, così come anche le due fiancatine. Le ruote rimangono a raggi, ma i cerchi hanno sezioni nettamente inferiori per dare alle gomme un profilo meno ribassato, pur conservando le misure originali per motivi di omologazione. Nuovi (per questa moto!) i due mozzi, entrambi con freni a tamburo di costruzione italiana; il posteriore arriva da una Gilera del '65, l'anteriore è un bel doppio piatto adottato da diverse Case nazionali. Totalmente rinnovato il reparto sospensioni, con la forcella parente del tamburo anteriore, e gli ammortizzatori di origine asiatica approntati per l'occasione (www.ammortizzatori.net).
Parafanghi e faro verniciati in tinta completano il vestito della moto; le immagini di questa pagina non rendono giustizia ai colori adottati, un rame metallizzato con fregi e strisce argento e filettatura a mano nera (di memoria classica). Strettamente di serie il motore, per non complicare la vita nel traffico cittadino e rimanere affidabile come tradizione della Casa madre. Unica concessione al "tuning" il carburatore, un italico Dellorto da 32 utilizzato per la conformazione più favorevole all'allestimento. Altri dettagli che richiamano alla memoria le Jap di trent'anni fà sono l'unico strumento presente, un contachilometri di derivazione CB 350 modificato, ed i comandi al manubrio giapponesi "d'epoca

Gabro · « **Risposta #1 il:** 21 Febbraio 2014, 16:14:09 »

bellissima!

altre realizzazioni?

Curvator cortese · « **Risposta #2 il:** 21 Febbraio 2014, 17:50:52 »

Citazione da: Gabro - 21 Febbraio 2014, 16:14:09

bellissima!
altre realizzazioni?

Mi associo entusiasta e... rilancio!

P.S.
Il pelo nell'uovo mi dà una ruota anteriore di diametro leggermente maggiore, ond'essere perfetta per i miei gusti; ovviamente l'inverso per il posteriore.

CommissarioRinko · « **Risposta #3 il:** 21 Febbraio 2014, 23:11:00 »

Ciao Gab, che piacere leggerti. Dai un bacio a Ludo da parte mia.
Sono un po' preoccupato per Messer Curvatore : non vorrei che avesse un orgasmo vedendo questa seconda creatura...
Sempre con il Suo commento.
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Presentata nel 1955 al Salone della Moto di Milano, la Bianchi Tonale 175 ha riportato la Casa in lotta nella categoria più prestigiosa, che già l'aveva vista presente negli anni precedenti la guerra. Come altri modelli di varie marche, anche la Tonale è stata protagonista di varie trasformazioni, sia da parte della stessa Casa, sia da parte di piloti privati che l'hanno impiegata nelle più svariate competizioni anche di fuoristrada.Questo esemplare ora dedicato alle gare di Trial ha subito importanti modifiche per adattarlo al nuovo utilizzo. La splendida linea è fortemente caratterizzata dal piccolo serbatoio in alluminio, appositamente realizzato.
Il motore è rimasto esteriormente uguale al tipo originale, fatta eccezione per la coppa dell'olio che è stata parzialmente eliminata, allo scopo di aumentare la luce da terra. Le modifiche più importanti sono per il gruppo termico, con l'adozione del cilindro in alluminio della versione sport e l'aumento della cilindrata a 261 cc.ottenuti con un alesaggio di 69 mm. ed una corsa di 70 mm. La distribuzione monoalbero in testa ha ricevuto nuove guide per la catena, per limitare gli sbattimenti e migliorarne la tenuta. Modificata la frizione alla ricerca di maggior tenuta unitamente alla dolcezza di azionamento, ed adottate masse volaniche consistenti per una migliore pastosità nell'uso fuoristrada. L'aspirazione si serve di un carburatore Dell'orto da 22 mm.e respira da una cassetta filtro in alluminio, che prende il posto dei precedenti bauletti e ne ricorda il disegno. Molto ben nascosto il silenziatore dello scarico, che sbuca appena dietro la pedana destra in posizione protetta, e lascia libera la parte posteriore della moto donandole una linea snella e filante.
Il telaio è quello originale della Tonale, con le dovute modifiche per abbassare il piano sella ed alzare il motore da terra, oltre alla eliminazione dei vari attacchi ora non più utilizzati ed alla creazione di nuovi per le varie componenti. Il reparto sospensioni si avvale di una forcella Ceriani dei primi anni '60, con la corsa portata a 160 mm. e con gli steli da 30 mm. protetti da soffietti in gomma. Al retrotreno lavorano due ammortizzatori con molle cromate, dal disegno classico e sobrio ma dalla funzionalità assicurata dall'idraulica assistita da gas in bassa pressione, e che producono una escursione della ruota di 160 mm. Classiche anche le scelte per allestire le ruote, che vedono uniti i mozzi originali a dei cerchi in alluminio da 18' e 21' del tipo con bordino, come si usavano anche sulle sportive di quegli anni.

CommissarioRinko · « **Risposta #4 il:** 23 Febbraio 2014, 03:06:16 »

Io continuo a rendere omaggio a Pericle.
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Questa moto nasce per le gare di Trial, prendendo forma dal modello "203" del 1964, una delle ultime realizzazioni della Casa milanese prima della chiusura. Le differenze rispetto al tipo stradale sono notevoli, mirate a rendere la moto adatta al fuoristrada: la forcella è l'originale con la corsa aumentata a 160 mm., il telaio rinforzato nella parte centrale, il forcellone posteriore allungato adesso ha una escursione di 150 mm., grazie anche agli ammortizzatori adottati. Il serbatoio e le fiancatine sono in alluminio, con il classico "celeste Bianchi

Il motore ha ricevuto numerose cure, visto il diverso uso a cui è destinato. La cilindrata è adesso di 250 cc. ottenuta tramite l'adozione del pistone da 74 mm. di un Ducati bicilindrico, e dall'aumento della corsa a 58 mm. Il gruppo termico è stato oggetto di molte altre modifiche, per ospitare all'aspirazione due carburatori a diametro differenziato, con l'unica vaschetta in posizione centrale che limita le variazioni del titolo miscela alle varie inclinazioni laterali. Modificati i bilanceri riposizionandone i perni fuori centro, per ottenere una maggiore alzata senza modificare le camme. Queste infatti sono alloggiate sul primario del cambio, pertanto la modifica sarebbe costosa e complicata; fortunatamente hanno un profilo dal buon disegno. L'accensione è una elettronica CDI, costruita in Thailandia e che non necessita di batteria

Curvator cortese · « **Risposta #5 il:** 23 Febbraio 2014, 19:49:52 »

Per tutti i tapiri subsahriani!
Tu hai modo di colpirmi diretto al cuore, con queste forme stupende di moto.
Hai capito i miei gusti, diavolo d'un Commissario!
Ho sempre adorato il trial, e la linea essenziale di quelle moto, soprattutto quelle di una volta.
Questa non la conoscevo, ed è quasi più bella della mia adorata Sherpa e Pursang due tempi dell'ingegner Bultò!

e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e'l naufragar m'è dolce in questo mare.
(Leopardi)

CommissarioRinko · « **Risposta #6 il:** 24 Febbraio 2014, 00:57:44 »

Non è difficile stupirti con gusti che anche io adoro, pur non essendo un gran competente.
Con questa ulteriore creazione magica del buon Pericle, ritengo di poterti dare il colpo di grazia.
Leggi cosa Lui stesso scrive :
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Parilla è un nome che molti appassionati ricordano, grazie ai numerosi successi sportivi della Casa, ma sopratutto per le soluzioni motoristiche uniche e per la cura dei particolari. Il motore a camma rialzata è la realizzazione che più di tutte identifica il marchio; la cilindrata di 175 cc. ha visto competere nella categoria tutte le marche motociclistiche, e Parilla ha rivestito un ruolo di primo piano. La moto in questa pagina è un omaggio alla tecnica raffinata ed alla soluzioni estemporanee del costruttore, e pur non essendo nata direttamente nelle officine della gloriosa Casa, ha comunque visto i natali nella stessa città, quella Milano che difficilmente tralascia di cimentarsi nelle sfide che nascono dalla passione.
Il motore è rimasto esteriormente uguale al tipo originale, e non poteva essere altrimenti vista l'esclusività del progetto. La cilindrata è adesso di 280 cc. ottenuti dall'aumento della corsa e dell'alesaggio, e grazie all'adozione di masse volaniche di notevole inerzia ha guadagnato una notevole fruibilità ai bassi regimi. Per poter "sostenere" tali masse è stato necessario sostituire la spalla destra dell'albero motore con una sinistra recuperata usata, che avendo i perni di banco notevolmente più grandi e dotati di coni e filetti adeguati, permette il calettamento dei volani con una maggiore sicurezza. La vestizione di un motore così "importante" ha comportato la realizzazione di un serbatoio apposito, che nella parte bassa lascia spazio agli ingombranti alloggiamenti dei bilanceri, e le dimensioni non certo contenute del propulsore hanno costretto chi scrive a modificare pesantemente il telaio, per ottenere dimensioni e disegno adatte al nuovo utilizzo. Sistemate al meglio tutte le componenti, riparandole da urti e rotture che nel trial sono sempre possibili, come ad esempio lo scarico.

Curvator cortese · « **Risposta #7 il:** 24 Febbraio 2014, 10:06:57 »

Poffarre!
Per i mustacchi di Cecco Beppe, qual meraviglia della tecnica natura e del supremo gusto del bello.

La rimirerei per ore, possibilmente nel mio garage.
Mi hai dato il colpo di grazia!!!

Divine e raccordate proporzioni che renderebbero felice anche Le Corbusier,
foriere di ulteriori conferme per il Principe Matila Ghyka.
Centellina, d'ora innanzi, codeste perle visive,
se non vuoi che realmente cada, come corpo morto cade...

CommissarioRinko · « **Risposta #8 il:** 25 Febbraio 2014, 02:14:10 »

So che sarebbe bastato il nome Parilla a farti trasecolare.
In aggiunta, poi, il risultato finale...embè, checcevoifà...

Ora rilassiamoci, ma non troppo, però.
Anche in questa specialina che, a prima vista, sembrerebbe cosa di poco conto, c'è l'estro, la fantasia, la competenza, e, principalmente, l'amore per le cose fatte come solo in questo modo vanno fatte.
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Questa specialina nasce dall'esigenza della proprietaria di avere una moto utilizzabile comodamente nell'uso quotidiano, senza rinunciare al fascino del modello originario dal nome ormai mitico. La soluzione arriva dalla Thailandia, con il motore di costruzione Honda che in quel Paese equipaggia vari modelli di motoleggere. Le caratteristiche di questo motore sono proprio quello che si cercava per il progetto, e non si trovano su nessun motore disponibile in Italia. Ecco perciò avviamento elettrico, lubrificazione separata, cambio con frizione automatica. Migliorie anche alle sospensioni, con gli ammortizzatori "ufficiali" della G@zi thailandese.

CommissarioRinko · « **Risposta #9 il:** 26 Febbraio 2014, 01:25:18 »

Anche dedicandosi ad una moto "moderna" è stata compiuta un'opera degna di ammirazione.
Da notare la finezza estrema della sigla PCL ( Pericle ) sul motore.
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Questa moto è nata dalle ceneri di un Kawa KLR 600, e si giova della mia esperienza nella categoria Supermono. Era una categoria di monocilindrici da corsa, nella quale ero presente come costruttore e pilota (meglio il primo che il secondo) proprio con questo tipo di motore ad equipaggiare la mia moto. Ovvio perciò pensare a come sfruttare le varie parti che, per la naturale evoluzione che si ha nelle corse, venivano accantonate in favore delle nuove. Tutta roba sana, tant'è vero che questa moto è ancora in servizio dopo dieci anni, prima in mano mia ed ora del proprietario attuale. Le prestazioni e l'affidabilità sono ottime (sfiora i 200 Km/h.). e nascono da camme, pistone, e scarico derivati dalla moto da corsa. Il carburatore è di una Dominator, da 43 mm. di diametro e dal funzionamento impeccabile. L'avantreno e la ruota posteriore arrivano da una Yamaha FZR 1000, e la moto paga il peso di questi componenti specialmente nella maneggevolezza. Serbatoio di serie, convogliatori e sella fatti apposta, parafango posteriore e fiancatine di una Aprilia 125 RX.

Curvator cortese · « **Risposta #10 il:** 26 Febbraio 2014, 09:34:20 »

Per la barba di Giosafatte!!!
Molto carina la specialina, stupenda l'ultima supermono,

anche se forse non avrei usato quel colore giallo, lasciando solo l'avviluppante ed accattivante verde ad accarezzarne le forme.
Accidenti che gusto del bello!
Complimenti, Commissario della Napoli di una volta!
La prossima da gustare?

CommissarioRinko · « **Risposta #11 il:** 27 Febbraio 2014, 02:25:37 »

Pericle Pavesi non fu solo il geniale costruttore dei capolavori che avete visto.
Fu anche un ricercatissimo restauratore.
Pochi sanno, però, che lui nasce prima come pilota e poi come costruttore delle stesse moto che lui medesimo porta in pista. Anche qui, sul serbatoio, c'è la sigla PCL ( Pericle ).
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Nel 1990 viene istituita la classe Supermono, che prevede l'esclusiva motorizzazione delle moto con motori monocilindrici a quattro tempi. A parte la Gilera, che scende subito in campo con la Saturno, tutti gli altri concorrenti hanno moto artigianali. Le soluzioni sono le più disparate, ma la scelta dei motori cade invariabilmente sui tipi da enduro, diffusi ed economici. Io scelgo da subito il Kawasaki KLR 600, uno dei pochissimi ad avere il raffreddamento ad acqua. Costruisco il telaio e mi butto....
La cosa sembra seria, e nel 1991 realizzo questa moto sempre con lo stesso motore, ma con la ciclistica riprogettata ed affinata. Il motore riceve più attenzioni, aumento la cilindrata a 650 cc., monto camme ed altre parti sempre migliori, provo anche la doppia accensione, ma nel 1993 arrivo alla fine. Le bielle di serie cedono, e nessuno ne costruisce in alternativa; le costruisco io dal pieno, e dopo due tentativi arrivo ad una buona affidabilità. Ma si evidenzia un altro problema: la testa originale non regge più alzate ed incroci "seri".

CommissarioRinko · « **Risposta #12 il:** 28 Febbraio 2014, 00:32:33 »

Termino questo topic, con la speranza che sia stato di gradimento.
Non ho altre immagini da postare, o altri Suoi commenti.
Molti hanno parlato di Lui, per esempio :

http://racingcafe.blogspot.it/2011/02/honda-dominator-scrambler-by-pavesi.html

http://it.paperblog.com/honda-hm-230-scrambler-by-pavesi-restauri-555846/

http://rocket-garage.blogspot.it/2012/02/rip-pavesi.html

http://dominator650.freeforumzone.leonardo.it/d/8429439/La-moto-di-Pavesi/discussione.aspx

qui scrive anche lui

http://www.forumtriumphchepassione.com/forum/il-bar-di-triumphchepassione/200304-addio-pericle-pavesi.html

http://www.bandabonnisti.it/forum/viewtopic.php?f=4&t=9417

Curvator cortese · « **Risposta #13 il:** 28 Febbraio 2014, 10:04:08 »

Ha lasciato un dolce ricordo ed una gran bella traccia del suo tecnico operato.
Speriamo che nell'altra vita tutte le persone operose e di buona volontà abbiano i mezzi
(e le autorizzazioni) per continuare ad esercitare la loro passione... e farne gioire altri!

CommissarioRinko · « **Risposta #14 il:** 01 Marzo 2014, 16:09:32 »

Ancora una volta, mio caro ed esimio Curvatore, hai colto nel segno.
Lasciare una traccia duratura : ecco la cosa che, più di ogni altra, desidererei.