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Autore Topic: piccola storia della guerra biologica  (Letto 2267 volte)

Curvator cortese

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piccola storia della guerra biologica
« il: 02 Aprile 2010, 11:16:39 »

Tra le mie carte ho trovato alcune righe sull'argomento che spero possano interessare:

L’uso di armi cosiddette non convenzionali si perde nella notte dei tempi, da quando cioè l’uomo si accorse dell’effetto velenoso di alcune sostanze presenti in natura, pensando ben presto di potersene servire come arma in caso di necessità.
Anche la mitologia classica parla di veleni, pozioni e relativi antidoti, ne fa cenno lo stesso Omero nell’Iliade, e la storia dell’uomo é piena di tali riferimenti, e solo parzialmente consolante é il fatto che da sempre la maggior parte degli uomini abbia compreso il pericolo derivante dall’uso di tali sostanze, cercando anche di contrastarlo, con proibizioni o leggi, ma con alterni e scarsi risultati, come vedremo.
I primi utilizzi di guerra biologica addirittura si possono far risalire ad epoca antecedente alle più antiche fonti documentali che parlano dell’argomento.
Abbiamo degli esempi nei resti di insediamenti umani preistorici, desunti dai ritrovamenti di punte di freccia modificate con scanalature particolari, il cui scopo poteva essere quello di trattenere sostanze tossiche di natura animale o vegetale, per un utilizzo di caccia o di guerra. Il paleontologo Alfred Fontan nel 1858 sospettò tale utilizzo, ritrovando punte di freccia, giavellotti e pugnali con siffatte scanalature in siti stanziali umani di epoca preistorica magdaleniana, ovvero databili tra il 14° e 10° millennio a.C..
Alcuni millenni prima della nascita di Cristo, esempi di bandi e divieti contro l’uso di sostanze tossiche erano già presenti in due testi politico-religiosi indiani, quali il “Mahabarata” ed il “Ramayana”, con proibizione e condanna esplicita di tali armi non convenzionali, intese già allora come offese al corpo e all’anima dell’uomo.
Nel primo millennio a.C. Cinesi ed Assiri erano soliti usare zolfo e petrolio durante le loro campagne di guerra.
Molte sono le citazioni  di epoca classica, ellenica e romana sull’utilizzo di tali armi non convenzionali, nella caccia ed in guerra. La stessa giurisprudenza romana riteneva opportuno creare l’aforisma “armis bella non venenis geri” (“la guerra si fa con le armi, non con i veleni”).  
Tucidite e Plutarco, autorevoli storici dell’antichità, riferiscono sull’uso di fumi di zolfo nella guerra del Peloponneso, e di una epidemia di peste scoppiata in modo sospetto ed improvviso nelle pianure della Tessaglia che decimò l’esercito di Serse. Lo stesso Tito Livio dà notizia dell’uso da parte dei Greci di sostanze tossiche durante l’assedio di Ambracia.
Nel VI secolo a.C. gli Assiri inquinavano i pozzi d’acqua di truppe nemiche con un fungo patogeno della Segale, la Claviceps Purpurea, che rilasciava pericolose tossine alcaloidi nell’acqua; ciò causava patologia invalidante agli ignari bevitori di tale acqua contaminata.
Sempre nel VI secolo a.C., l’ateneo Solone, nella guerra del Peloponneso, usò erbe purganti  durante l’assedio di Krissa, al fine di espugnare la città, utilizzando l’acquedotto della città; in particolare utilizzò le radici di Elleboro, in quantità tali da avvelenare l’acquedotto e gli ignari fruitori.
I greci utilizzarono in alcune occasioni carcasse di animali per inquinare pozzi o riserve idriche, metodo ancor prima pensato ed utilizzato dagli egiziani dei faraoni nelle loro campagne di guerra.
Nel IV secolo a.C. gli arcieri Sciti immergevano le loro frecce nel sangue e poi nel letame, oppure nei cadaveri in decomposizione, per infettare i nemici.
Nel  II sec. A.C. il cartaginese Annibale, durante la guerra tra Eumene ed il re di Bitinia Prusia, al comando della flotta navale di Prusia sconfisse Eumene in un’epica battaglia navale, escogitando una nuova arma biologica: vasi di coccio pieni di serpenti, verosimilmente velenosi, scagliati sulle navi nemiche, così in preda al panico. Un anno dopo questa vittoria, Annibale, messo alle strette dai Romani, si tolse la vita con un veleno (183 a.C.).
Anche i Romani, nella seconda metà del I secolo a.C. fecero ricorso a sostanze tossiche durante la guerra di Spagna (alle tribù Narborensi), con l’accortezza di dotare preventivamente la propria cavalleria di indumenti protettivi per il volto e le prime vie aeree, ed anche per gli stessi cavalli.
Gli stessi Romani usarono poi carcasse di animali per inquinare riserve di acqua nemiche in alcune loro campagne di guerra.
In alcune popolazioni indigene isolate delle fasce equatoriali e tropicali del mondo, é da sempre in uso l’abitudine di intingere le frecce dei loro archi o cerbottane in potenti veleni naturali, per utilizzarle nella caccia ma anche nelle contese tribali,  usanza tramandatasi immutata di generazione in generazione verosimilmente da un lontano passato, financo preistorico. La natura, ed il mondo vegetale in particolare, soprattutto in tali zone del globo terrestre, presentano ancor oggi un elevatissimo numero di tossici naturali, ora come allora.
Bizantini e Veneziani, nel Medioevo, furono espertissimi nell’uso del “fuoco greco” e “fumi avvelenati”.
Il medioevo, con i suoi caratteristici assedi, costituì un grosso bacino favorevole per lo svilupparsi di epidemie e pandemie. A ciò contribuirono alcuni fattori di vita, come l’alimentazione povera, la scarsa igiene delle risorse idriche e delle derrate alimentari, la promiscuità delle popolazioni e delle truppe assedianti, gli ambienti spesso malsani o paludosi. Infettare l’avversario in caso di epidemia tra le proprie truppe, purtroppo fu un’ usanza spesso praticata.
Nel 1346 le truppe tartare impegnate nell’assedio del presidio Genovese di Caffa ( in Crimea, sul Mar Nero ), catapultarono all’interno della fortezza cadaveri di appestati,   eseguendo l’ordine del loro condottiero Al Khan Ganibek, le cui truppe erano state decimate da tale morbo; alcune navi genovesi in fuga, trasportarono quella che veniva definita la “morte nera” nell’ europa medioevale ove, nella contagiosissima forma polmonare ed in soli 5 anni, sterminò  un numero di persone impressionante, valutato in quaranta milioni di morti. Vale la pena ricordare che la popolazione europea in quel periodo era stimata in circa 100 milioni di abitanti, e che la popolazione italiana in pochi anni si dimezzò letteralmente, in seguito all’azione del batterio Yersinia Pestis. Neanche la prima e seconda guerra mondiale, sommate insieme, sono riuscite a causare una tale distruzione di vite.
Nel 1422 il condottiero Jan Ziska, durante l’assedio della fortezza boema di Karlstein, del re Sigismondo di Boemia, catapultò cadaveri di appestati ed escrementi di moribondi oltre le mura, con i risultati che possiamo ben immaginare.
Nel 1500 i veleni ritornarono in auge, infatti un manuale di guerra italiano insegnava con grande accuratezza come preparare pozioni velenose; naturalmente gli effetti risultavano molto più circoscritti in tal caso, ma ugualmente letali.
E’ necessario ora considerare un’altro famigerato ed infettante microrganismo, il virus del vaiolo, per vedere la stessa devastazione causata dalla peste, con utilizzo ahimé consapevole da parte dell’uomo, in diverse epoche storiche, per decimare eserciti e popolazioni considerate nemiche.
Il vaiolo approdò in America con i marinai della spedizione di Cristoforo Colombo, e ben presto decimò l’80% della popolazione dell’isola caraibica di Santo Domingo, stessa sorte ebbe Hispaniola.
Tra le varie cause del declino delle civiltà latino-americane vi sono numerose malattie infettive che i nostri conquistatori portarono con loro in tali regioni ( sifilide, virus influenzali, morbillo ...), anche se il vaiolo fu la principale e letale epidemia.
Nel 1520 Hernan Cortes, “conquistador” spagnolo, riuscì ad assoggettare con poche centinaia di uomini tutto il messico, grazie alle vaste epidemie di vaiolo nella popolazione. In soli due anni infatti la popolazione Azteca e Maya passò da 25 milioni a poco più di 6 milioni. In tal caso però vi sono dubbi sull’intenzionalità reale di Cortes nell’utilizzo del letale agente biologico. Non altrettanto si può dire invece del successore Francisco Pizzarro, che nel 1532 distribuì volontariamente coperte infette di vaiolo alle popolazioni Incas peruviane, accellerando così la disfatta del fiero popolo guerriero che ancora resisteva tra alte montagne, e favorendo la definitiva conquista spagnola di quelle terre.
Nel 1710 i russi di Pietro il Grande assediarono la città fortificata baltica di Reval ( l’odierna Tallin) tenuta dagli svedesi, utilizzando catapulte e cadaveri di appestati.
Il vaiolo fu purtroppo di nuovo uno dei protagonisti della sconfitta delle popolazioni indiane dell’america del nord.
Nella guerra tra inglesi e francesi (ed i loro alleati pellerossa Delaware) avvenuta in Nord America nel periodo 1754-1763, Sir Jeffry Amherst, governatore inglese della Nova Scotia, facendo purtroppo freddo tesoro della conoscenza storica delle conquiste spagnole, e dei consigli di un suo sottoposto, colonnello Henry Bouquet, donò  coperte e fazzoletti infettati dal vaiolo  ai pellerossa alleati dei francesi, prelevandole da un’ospedale che curava malati di vaiolo; intere tribù furono così decimate, e gli inglesi riuscirono a vincere una guerra altrimenti dall’esito incerto. Esistono documenti (un diario dell’esecutore materiale, capitano Ecuyer) che attestano anche la provenienza delle coperte, provenienti da Fort Pitt ( oggi Pittsburg, in Pennsylvania), sede dell’esercito britannico, ove era scoppiata una epidemia di vaiolo; il generale Amherst in una lettera autografa al colonnello Bouquet, dichiara di approvare il progetto, aggiungendo il terribile commento  “ di utilizzare qualsiasi altro metodo utile ad estirpare questa esecrabile razza” (ovvero i pellerossa).
Nello stesso periodo gli Inglesi inviarono tra i Maori della nuova Zelanda gruppi di prostitute affette da Sifilide, con il risultato che le popolazioni indigene furono sterminate, e le loro praterie finalmente  rese disponibili per la colonizzazione europea.
Analoga storia di decimazione di popolazioni ad opera di malattie virali e batteriche avvenne ad opera dei portoghesi  alla conquista del sud america, e nelle indie orientali, anche se non risulta un utilizzo volontario da parte delle truppe in tal senso. Anche Francia , Olanda ed Inghilterra causarono  inevitabilmente epidemie nelle loro colonie sparse intorno al mondo.
Nel giugno del 1796 le truppe francesi del generale Napoleone Bonaparte, impegnate nella campagna d’Italia, iniziarono l’assedio della potente città fortificata di Mantova, tenuta dagli austriaci. Si sospetta un utilizzo batteriologico nel corso dell’assedio, conclusosi solo otto mesi dopo con la resa della città, con solo la metà dei trentamila soldati austriaci in grado di camminare. Si parla di febbre delle paludi, forse malarica, sicuramente accentuata da Napoleone con il totale allagamento della pianura intorno a Mantova, con la canalizzazione mirata delle acque del Po; in tal modo la città fu circondata estesamente da acquitrini stagnanti e paludosi, con le conseguenze che possiamo immaginare.
La  devastante epidemia di dissenteria tra le truppe prussiane nell’anno 1791, favorì enormemente le truppe francesi, sospettate di averla indotta.
Nella guerra di secessione americana (1860-1865), gli unionisti accusarono i confederati di infettare i pozzi durante la ritirata. Tale metodo fu talora usato nello stesso periodo dalle popolazioni pellerossa del nord america, nel vano tentativo di fermare l’invasione dell’uomo bianco, distributore anch’esso di morte, anche se con mezzi più convenzionali come fucili e cannoni (come nell’eccidio operato dalle giacche blu nel villaggio indiano di  Woonded Knee).
 Il fatto che la Convenzione dell’Aja nel 1898 abbia specificatamente pribito un utilizzo biologico di avvelenamento delle acqua nella guerra e l’utilizzo di armi avvelenate, è  sicuramente una indiretta amissione del frequente utilizzo di tali metodiche da parte di eserciti belligeranti.
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Re: piccola storia della guerra biologica
« Risposta #1 il: 02 Aprile 2010, 11:17:20 »

continua:

L’evoluzione scientifica delle armi non convenzionali e’ comunque patrimonio prevalente del XX secolo, con evoluzione ed utilizzo nella I e nella II guerra mondiale di armi chimiche ( cloro, iprite, fosgene, agenti nervini e gas soffocanti, cianuri e vescicanti), utilizzate da molte nazioni europee belligeranti, Italia compresa, e non ultimo i temibili effetti dell’arma nucleare utilizzata dagli Americani ad Hiroshima e Nagasaki. Anche la Germania nazista fu ad un passo dall’utilizzo di ordigni nucleari.
L’impero germanico fu il primo a sistemizzare approfonditi studi di guerra biologica, già all’inizio della prima guerra mondiale.
Fu la Lega delle Nazioni nel 1924 a coniare per prima il termine, ancor oggi utilizzato, di “armi non convenzionali”, con la esplicita condanna del loro utilizzo, ma assolvendo la Germania dal sospetto di averle già utilizzate nel recente conflitto. La non condanna fu forse una decisione presa razionalmente, per non dover poi condannare anche altre nazioni in tal senso.
Si hanno comunque informazioni di guerra biologica a danno del patrimonio zootecnico delle nazioni avversarie, soprattutto per gli approvvigionamenti di bestiame, con utilizzo di antrace e morva, malattie potenzialmente trasmissibili anche all’uomo.
La Società delle Nazioni nel 1925, col Protocollo di Ginevra, pribì specificatamente l’uso di armi chimiche e biologiche in guerra. Alcune importanti Nazioni ritennero comunque di non dover aderire a quel Protocollo, tra esse Giappone, Stati Uniti  e Russia.
 Nel 1941 e 1942 Agenti aggressivi biologici  furono studiati ed utilizzati dal Giappone in Manciuria ( con la famigerata unità 731, nata per questo ), con utilizzo di peste bubbonica e colera, causando migliaia di morti ( pare oltre 10000), infettando però anche le proprie truppe (1700 morti).
Nel 1947 vicino ad un centro di ricerca della unità 731, già abbandonato dai giapponesi, in territorio cinese, scoppiò una epidemia di peste che causò la morte di 30000 persone. Il Giappone, prossimo alla disfatta militare, verso la fine della guerra lanciò circa 6000 palloni areostatici molto sofisticati, che utilizzarono le forti correnti in quota per raggiungere le coste occidentali degli Stati Uniti, e si sospetta che fossero portatori di ordigni biologici.  Circa 1000  riuscirono a toccare terra negli USA, ma la questione fu coperta da segreto militare. Solo oggi sappiamo che furono allora prese imponenti misure protettive sanitarie nelle zone di atterraggio.
Anche la Germania nazista studiò le armi biologiche e chimiche, istituendo un centro detto “blitzalbleiter” (parafulmine), ma non furono mai utilizzate in battaglia per l’opposizione delle gerarchie militari, compreso lo stesso Hitler, forse perchè ne aveva avuta triste esperienza nel corso delle grande guerra di trincea. Tale auspicabile spinta morale non lo frenò però nel successivo genocidio degli ebrei e nei lutti che seppe creare a milioni di persone, tedeschi compresi. Nè lo frenò peraltro dall’autorizzarne gli studi su cavie umane nei campi di concentramento.
Uno dei responsabili del progetto, il capitano medico Ding, si suicidò durante il processo di Norimberga, accusando anche i sovietici dell’utilizzo di tali armi proibite.
In effetti la Russia sembra aver usato la Tularemia (francisella tularensis) nell’assedio di Stalingrado nel 1943, con grave epidemia tra i soldati tedeschi e la popolazione civile.
Vi è il sospetto di una eliminazione con armi non convenzionali (botulino), da parte degli inglesi, nei confronti dell’alto gerarca nazista Heydrich a Praga nel 1942.
Alcuni episodi con utilizzo di agenti biologici sono stati segnalati durante la barbarie stalinista, che causò lutti per milioni di morti in Unione Sovietica.
Durante la guerra nel Vietnam si contarono numerosi episodi di utilizzo biologico da parte delle truppe Vietcong, sia contro i francesi che contro gli americani, in trappole nella giungla con bambù affilati contaminati da escrementi, che infettavano gravemente anche semplici ferite ai piedi.
Nella stessa guerra fu  imputato agli Stati Uniti l’utilizzo massiccio di alcuni agenti chimici diserbanti (agente “orange”),  poi rivelatisi cancerogeni, anche per le stesse truppe americane.
Da allora molte nazioni, anche occidentali hanno avviato studi di laboratorio su agenti chimici e biologici modificati, sempre piu’ perfezionati e potenti fino a giungere ai giorni nostri.
L’isola Inglese di Guinard,  utilizzata per gli esperimenti governativi sull’Antrace e le sue spore, è rimasta inquinata per più di 40 anni, ed inabitabile da parte della popolazione fino ad una recente opera di bonifica.
Analoghi casi di inquinamento ambientale, dovuto ad esperimenti biologici sfuggiti al controllo, soprattutto con l’agente Antrace, sono riscontrabili nei territori transcaucasici dell’ex Urss, oltre a numerosi incidenti di natura nucleare.
La radioattività naturale di fondo di tutta la terra si è alzata di alcuni decimi di punto dopo gli esperimenti nucleari di molte nazioni in varie parti del globo.
E’ degli ultimi tempi la preoccupazione per la radioattività rilevata in alcuni proiettili perforanti in funzione anti-bunker ed anti-carro da parte di eserciti occidentali, all’uranio impoverito, anche se gli studi  effettuati a tutt’oggi non rilevano un significativo aumento di morti collegabili a tale utilizzo, ovvero il livello di casi di leucemia sospetta tra i soldati addetti non risulta essere superiore al livello riscontrabile in  altre fasce di popolazioni non esposte). Rimane però il sospetto.
Dopo la seconda guerra mondiale la storia del terrorismo biologico annovera numerosi altri casi di applicazione reale, ancorché circoscritti, come le lettere infette di spore di antrace negli USA, gas tossici nella metropolitana di Tokio, anche qui con numerose vittime civili innocenti.
Naturalmente questa breve storia della guerra non convenzionale non vuole sorvolare sui  rischi e le potenzialità letali proprie delle guerre e delle altre armi cosiddette convenzionali, o delle ideologie con le loro dittature politico-militari che,  soprattutto nel XX secolo, con diverso contributo hanno causato in sommatoria diverse decine di milioni di morti tra le popolazioni civili, in tutto il mondo (lager nazisti, gulag sovietici, foibe titine, sudamerica, sud est asiatico, africa, cuba, cina, medio oriente...).
Infatti tali armi cosiddette convenzionali non sono in termini di letalità da meno rispetto alle maggiormente reiette consorelle “biologiche, chimiche, nucleari”.
Nonostante la storia  passata dell’umanità non ci orienti all’ottimismo, non si può però oggi sorvolare sui gravi metodi e le finalità del bioterrorismo, al di fuori di ogni obiettivo di civile e pacifico confronto dialettico o legale, tipico ormai delle nazioni a regime democratico, in ogni latitudine  mondiale.
Probabilmente i bioterroristi, od i propugnatori di guerra non convenzionale, qualora avessero a disposizione un esercito convenzionale molto potente, vien da pensare che a maggior ragione lo userebbero per imporre le proprie idee a danno di nazioni piu’ deboli o per vessare le proprie popolazioni.
E’ purtroppo ben noto il caso dell’IRAQ di Saddam Hussein e la sua passata invasione del Kuwait, con la repressione nel sangue della popolazione di religione Scita con metodi convenzionali e non, oltre all’utilizzo di gas nervini su interi villaggi Curdi del nord del paese. Abbiamo ancora ben presenti purtroppo i filmati apparsi in tutti i telegiornali del mondo di centinaia e centinaia di corpi uomini, donne, vecchi, bambini e neonati di etnia Curda,  dai corpi apparentemente intatti,  ma senza vita, per colpa dell’agente chimico “Sarin”.
E’ indubbio che tale violenza di ferocia inaudita su una popolazione inerme non trovi alcuna giustificazione politica o religiosa che sia, e che l’unico argomento di discussione possa essere la condanna più totale e definitiva, e studiare come evitare che possa accadere di nuovo, ovunque sulla terra.
I bioterroristi del XXI secolo, per dirla con le parole di un noto immunologo italiano,  potrebbero essere potenzialmente paragonabili agli untori del tardo medioevo, che diffondevano la peste nell’Europa,  ma  purtroppo con le conoscenze e  mezzi  molto piu’ moderni ed efficaci dei  giorni nostri.      
Salvatore Quasimodo, uno dei più grandi poeti del secolo appena trascorso, scriveva in una sua poesia : “…sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo…”, e mai come oggi tali versi sembrerebbero più appropriati per definire alcuni accadimenti  della storia e della vita reale.  
La storia dell’uomo e della civiltà indubbiamente ha poggiato già in partenza le sue basi su piedistalli alquanto fragili, dal punto di vista della convivenza civile e pacifica tra nazioni e popoli, e la guerra ha occupato una parte importante nella risoluzione delle contese, da sempre. La nostra speranza è che si possa invertire il corso dell’intolleranza, e che la democrazia possa essere l’unica risposta reale al problema.
In tal senso é certa la non disponibilità all’uso di tali armi per risolvere le contese nei nostri ordinamenti a sovranità popolare, ovvero nei governi eletti con libere elezioni e sottoposti a regole giuridiche  e morali ben precise, condivisibili con tutte le nazioni.
Resta da decidere fino a che livello possa giungere una risposta decisa o risolutrice, con il rischio di imbarbarirsi anch’essa, sulla falsariga della gravità dell’offesa ricevuta. E’ questo un altro problema ancora motivo di discussione ed analisi.  
Le prospettive immediatamente future comunque sembrano lasciare intravedere regole severe ed intransigenti per tutti, volte a proteggere sempre più le popolazioni inermi dagli eccessi del passato. Ma é pur vero che la storia ci insegna come la pace e la giustizia non si difendano certamente da sole, ma  vadano ben difese, talora con le armi.
Organizzazioni mondiali preposte (O.N.U.) stanno operando in tal senso, lasciando la parola alle armi solo in casi ben definiti e circoscritti, e solo con la più ampia condivisione degli Stati membri.
Purtroppo non siamo ancora ad un ottimistico punto di arrivo, siamo solo ad un realistico inizio di una via che sembra essere lunga e difficile, e financo i diversi metodi da utilizzare, più o meno condivisibili, sembrano complicare il percorso verso un obiettivo comune, che é quello della messa al bando delle armi di distruzione di massa, e la eliminazione del terrorismo.
La prospettiva di un mondo futuro comune di pace, giustizia, condivisione, fratellanza, rispetto, benessere, pur nelle infinite diversità politico-religiose che caratterizzano l’essere umano, con culture e storie profondamente diverse, é  quindi forse solo un’utopia ?  
Secondo Karl Popper, autorevole filosofo della scienza del secolo appena trascorso, meno pessimista e forse al di fuori del coro della maggior parte degli intellettuali occidentali, l’umanità di oggi è certamente più felice di quella di ieri, pur nei problemi che conosciamo,  ovvero mai come oggi un certo grado di benessere, salute e diritti si é diffuso a così larghe fette di popolazioni, perlomeno nelle democrazie occidentali. Ebbene, guardando nella storia del mondo, possiamo notare molti aspetti che ci portano a condividere tale osservazione, ma è pur vero che molte altre potrebbero essere le frecce potenziali nell’arco del pessimismo.
Risolvere le conflittualità politico-religiose, senza però contemporaneamente rinunciare alla prevenzione o neutralizzazione dei rischi connessi al bioterrorismo, potrebbe  già essere la base più solida su cui porre quelle nuove fondamenta morali del nostro futuro, foriere di soluzioni positive per le popolazioni ancora sofferenti del mondo e che il terrorismo, biologico o meno, vorrebbe sgretolare, con i suoi metodi violenti, le sue mire ed i suoi principi, spesso ispirati a criteri impositivi politico-religiosi  di epoca barbarica, o semplicemente medioevale.   


Ciao a tutti,
Vincenzog
« Ultima modifica: 02 Aprile 2010, 11:26:26 da vincenzog »
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Re: piccola storia della guerra biologica
« Risposta #2 il: 02 Aprile 2010, 16:10:14 »

Vincenzo,
complimenti per la chiarezza e completezza del testo.
 :hello2:
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Re: piccola storia della guerra biologica
« Risposta #3 il: 02 Aprile 2010, 18:38:21 »

Vincenzo, innanzitutto grazie per il testo, ricco e ben esposto, che ho letto con molto interesse.

Secondo me la guerra è la conseguenza di problemi, non la causa. Cinicamente e provocatoriamente possiamo considerarla un meccanismo sociale che si scatena per riportare violentemente in equilibrio delle situazioni che non lo sono. Certamente può scatenare altri squilibri, che a loro volta possono essere "normalizzati" con nuova violenza.
La guerra altro non è che una lite che scala dal piano individuale a quello sociopolitico. I fondamentali sono gli stessi.
Le tensioni potrebbero essere gestite con diplomazia ed intelligenza prima che degenerino a tal punto da far scoppiare la violenza.
Purtroppo però abbiamo a che fare con la natura umana. I buoni propositi e la ragionevolezza cedono il posto a rancore e violenza in determinati contesti e situazioni. Non c'è niente da fare, è un meccanismo naturale di difesa e di desiderio di dominio. Le risorse qualunque esse siano (cibo, spazio, energia, soldi, potere) sono in quantità insufficiente a soddisfare i bisogni ed i desideri di tutti, pertanto si vive in una costante tensione controllata dal potere. Quando questo controllo cede alla pressione di qualcuno, scattano gli episodi di violenza, che possono indebolire il potere ed autoalimentarsi, generando ulteriore violenza.

Pensare ad un mondo senza violenza è quindi un'utopia.

Prendo spunto da questo discorso per dichiarare un mio personale pensiero riguardo le armi nucleari:

Sedersi ad un tavolo a firmare un trattato che regolamenti la proliferazione nucleare può avere un senso tra 2 potenze militarmente fortemente dominanti (come USA e RUSSIA oggi), ma badiamo bene e riflettiamo sul fatto che questo senso è puramente economico. Avere 10.000 testate nucleari o averne 1.000 cambia solo gli equilibri strategici. Se si trova un accordo sulla strategia si possono risparmiare dei bei soldoni, ma rimane intatto il concetto della distruzione mutua assicurata, che anche se spaventa, è il meccanismo che da 65 anni ha messo il riparo l'umanità dalla terza guerra globale, che altrimenti ci sarebbe già stata. Paradossalmente, se il mondo si liberasse delle armi nucleari, le possibilità che si scatenino guerre importanti e devastanti sarebbe molto più alto. Voglio essere ancora più provocatorio: se TUTTI i paesi, compreso i famigerati "stati canaglia", così definiti dagli USA, avessero armi nucleari, rischieremmo davvero più guerre e destabilizzazione? Io ho qualche dubbio in proposito.


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Re: piccola storia della guerra biologica
« Risposta #4 il: 02 Aprile 2010, 18:56:30 »

se TUTTI i paesi, compreso i famigerati "stati canaglia", così definiti dagli USA, avessero armi nucleari, rischieremmo davvero più guerre e destabilizzazione? Io ho qualche dubbio in proposito.
In astratto non ci sono armi più pulite o convenzionali di altre,altrimenti bisognerebbe tornare al bastone e le guerre si fanno per vincerle.Ci sono armi più efficienti e di queste fa parte l' arma biologica,chimica ed il nucleare.Non ricordo chi definì la guerra come "politica in altra forma".
Credo che con le armi non "convenzionali" il rischio più grosso si corra con attentati e terrorismo. Armi efficaci a basso costo penso siano allettanti per questo profilo.
Riguardo al nucleare diffuso avremmo più rischio di avere teste calde,meno coercibile di sporadici terroristi,armate con l' atomica.
Il rischio "muoia Sansone con tutti i filistei" sarebbe più alto.
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Re: piccola storia della guerra biologica
« Risposta #5 il: 07 Aprile 2010, 10:50:33 »

Caro GustaV, l'equilibrio delle tue risposte come sempre mi affascina, come del resto il pragmatismo di Empirico.
L'argomento è complesso.
Anch'io sono convinto sul valore di semplice "facciata" di certi accordi: nulla muterebbe sul fronte dei rischi avendo 1000 testate al posto di 10000.
Bastano 1 o 2 sommergibili nucleari e nessuna testata terrestre per distruggere una intera nazione; di queste minacce di immane potenza, incredibilmente mobili (velocità di 40 nodi in immersione= oltre 70 Km/h) e nascoste anche a 500 metri di profondità (ed oltre) non parla nessuno, tantomeno russia, inghilterra, francia, usa.
Comunque, in piena condivisione con il Duca di Pavia dormirei sonni meno tranquilli, sapendole in possesso di alcuni stati veramente canaglia e nemici di ogni democrazia, ancor che corrotta ed imperfetta, a prescindere dalla valutazione americana.
Il "ricatto", la "violenza" ed il "muoia sansone con tutti i filistei" sono logiche umane purtroppo ancora assai diffuse sulla nostra terra; sono ad esempio le armi preferite dal terrorismo che dovremmo pur prevenire ed abbattere, nell'interesse delle nostre collettività altrimenti indifese.
 
« Ultima modifica: 07 Aprile 2010, 11:06:52 da vincenzog »
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    05 Settembre 2024, 11:21:52
  • Mauro H: salve a tutti, ho inviato un posto sul problema dell'accensione dopo un periodo fermo ...penso di averlo risolto
    05 Settembre 2024, 11:12:55
  • BigC: si, si legge
    21 Maggio 2024, 22:17:08
  • ciro.cittadino: Ciao Ragazzi, ho appena inviato un post su mancato afflusso benzina a carburatori 1 e 2. Fatemi sapere se si legge il post!!
    21 Maggio 2024, 19:09:39
  • BigC: Bene per te.. apri un topic e parlacene, così rimane
    20 Maggio 2024, 22:51:15
  • Mauro H: ups..parlo della bol d'or 900 e tutte le sue sorelle minori e maggiori
    20 Maggio 2024, 18:22:19
  • Mauro H: salve a tutti, ho apsettato 6 mesi prima di poter confermare chela moto adesso parte dopo lunghi periodi di sosta: avevo provato di tutto e di più da quanto emergeva in questi forum..problema antico ..beh... ho trovato un meccanico convinto che mi ha detto "sono gli spilli dei galleggianti ..quelli originali di ottone pesano il doppio di quelli commericiali "...beh ...scettico a mille ho provato ..1 mese di attesa perchè arrivassero gli originali ..e .son sei mesi che anche se sta ferma un mese parte subito ..
    20 Maggio 2024, 18:19:41
  • Marmittarumorosa: rubinetto benzina
    02 Maggio 2024, 12:36:55
  • MARK: Rapporti velocita giri motore cb,900
    06 Aprile 2024, 00:13:58
  • Miciomoto: presentazioni
    23 Marzo 2024, 13:15:48
  • armandocologgi: Buonasera, sapreste consigliarmi un kit per revisione carburatori per una Honda 350 four?
    28 Novembre 2023, 16:55:19
  • BigC: quindi pezzi interni dello strumento
    06 Giugno 2023, 21:30:08
  • Mauro H: Intendo gli ingranaggi interni.... inparticolare l aspirale per i contachilometri, non la velocità
    02 Giugno 2023, 15:41:33
  • BigC: Cosa intendi?
    17 Maggio 2023, 22:21:46
  • Mauro H: Salve a tutti, mi serve un ingranaggio che fa girare i numeretti dell conta kilometri.. chi ha da venderlo o sa se posso usarne un altro di altra marca a poco? Boldor 900
    05 Maggio 2023, 10:22:56
  • Giova: Prima ho sbagliato: ho scritto qui invece che nella ricerca
    03 Maggio 2023, 12:10:45
  • Giova: candele nere accensione
    03 Maggio 2023, 12:07:03
  • Giova: candele nere accensione
    03 Maggio 2023, 12:06:39
  • dolcesound: cbx
    28 Aprile 2023, 10:40:48
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