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Autore Topic: Rockefeller si fa l’Arca di Noè. Cosa ci nasconde?  (Letto 726 volte)

azucarillo

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Rockefeller si fa l’Arca di Noè. Cosa ci nasconde?
« il: 29 Marzo 2010, 01:15:33 »

Maurizio Blondet
   
Nella gelida isola di Spitsbergen, desolato arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, un migliaio di chilometri dal Polo) è in via di febbrile completamento la superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di tre milioni di varietà di piante di tutto il mondo. Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento, speciali bocche di aereazione, muraglie di cemento armato spesse un metro. La fortificazione sorge presso il minuscolo agglomerato di Longyearbyen, dove ogni estraneo che arrivi è subito notato; del resto, l’isola è quasi deserta. Essa servirà, fa sapere il governo norvegese titolare dell’arcipelago, a «conservare per il futuro la biodiversità agricola». Per la pubblicità, è «l’arca dell’Apocalisse» prossima ventura.

Il fatto è che il finanziatore principale di questa arca delle sementi è la Fondazione Rockefeller, insieme a Monsanto e Syngenta (i due colossi del geneticamente modificato), la Pioneer Hi-Bred che studia OGM per la multinazionale chimica DuPont; gruppo interessante a cui s’ recentemente unito Bill Gates, l’omo più ricco della storia universale, attraverso la sua fondazione caritativa Biul & Melinda Gates Foundation. uesta dà al progetto 30 milioni di dollari l’anno.

Ce ne informa l’ottimo William Engdahl (1) che ragiona: quella gente non butta soldi in pure utopie umanitarie. Che futuro si aspettano per creare una banca di sementi del genere? Di banche di sementi ne esistono almeno un migliaio in giro per le università del mondo: che futuro avranno?

La Rockefeller Foundation, ci ricorda Engdahl, è la stessa che negli anni ‘70 finanziò con 100 milioni di dollari di allora la prima idea di «rivoluzione agricola genetica». Fu un grande lavoro che cominciò con la creazione dell’Agricolture Development Council (emanazione della Rockefeller Foundation), e poi dell’International Rice Research Institute (IRRI) nelle Filippine (cui partecipò la Fondazione Ford). Nel 1991 questo centro di studi sul riso si coniugò con il messicano (ma sempre dei Rockefeller) International Maize and Wheat Improvement Center, poi con un centro analogo per l’agricoltura tropicale (IITA, sede in Nigeria, dollari Rockefeller). Questi infine formarono il CGIAR, Consultative Group on International Agricolture Research. In varie riunioni internazionali di esperti e politici tenuti nel centro conferenze della Rockefeller Foundation a Bellagio, il CGIAR fece in modo di attrarre nel suo gioco la FAO (l’ente ONU per cibo e agricoltura), la Banca Mondiale (allora capeggiata da Robert McNamara) e lo UN Development Program.

La CGIAR invitò, ospitò e istruì generazioni di scienziati agricoli, specie del Terzo Mondo, sulle meraviglie del moderno agribusiness e sulla nascente industria dei semi geneticamente modificati.

Questi portarono il verbo nei loro Paesi, costituendo una rete di influenza straordinaria per la penetrazione dell'agribusiness Monsanto. «Con un oculato effetto-leva dei fondi inizialmente investiti», scrive Engdahl, «negli anni ‘70 la Rockefeller Foundation si mise nella posizione di plasmare la politica agricola mondiale. E l’ha plasmata». Tutto nel nome della scientificità umanitaria  («la fame nel mondo») e di una nuova agricoltura adatta al mercato libero globale.

La genetica è una vecchia fissa dei Rockefeller: fino dagli anni ‘30, quando si chiamava «eugenetica», ed era studiata molto nei laboratori tedeschi come ricerca sulla purezza razziale.

La Rockefeller Foundation finanziò generosamente quegli scienziati, molti dei quali dopo la caduta di Hitler furono portati in USA dove continuarono a studiare e sperimentare. La mappatura del gene, la sequenza del genoma umano, l’ingegneria genetica da cui Pannella e i suoi coristi si aspettano mirabolanti cure per i mali dell’uomo - insieme agli OGM brevettati da Monsanto, Syngenta ed altri giganti - sono  i risultati di quelle ricerche ed esperimenti. Nel 1946, del resto, Nelson Rockefeller lanciò la parola d’ordine propagandistica «Rivoluzione Verde» dal Messico, un viaggio nel quale lo accompagnava Henry Wallace, che era stato ministro dell’Agricoltura sotto Roosevelt, e si preparava a fondare la già citata Pioneer Hi-Bred Seed Company. Norman Borlaug, l’agro-scienziato acclamato padre della Rivoluzione Verde con un Nobel per la pace, lavorava per i Rockefeller.

Lo scopo proclamato: vincere la fame del mondo, in India, in Messico. Ma davvero Rockefeller spende soldi per l’umanità sofferente? La chiave è nella frase che Henry Kissinger pronunciò negli anni ‘70, mentre nasceva la CGIAR: «Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione». Il petrolio, i Rockefeller lo controllavano già con la Standard Oil, guida del cartello petrolifero mondiale.

Oggi sappiamo che Rivoluzione Verde era il sinonimo pubblicitario per OGM, e il suo vero esito è stato quello di sottrarre la produzione agricola familiare ed assoggettare i contadini, specie del Terzo Mondo, agli interessi di tre o quattro colossi dell’agribusiness euro-americano. In pratica, ciò avvenne attraverso la raccomandazione e diffusione di nuovi «ibridi-miracolo» che davano raccolti «favolosi», preparati nei laboratori dei giganti multinazionali. I semi ibridi hanno un carattere commercialmente interessante per il business: non si riproducono o si riproducono poco, obbligando i contadini a comprare ogni anno nuove sementi, anziché usare (come fatto da millenni) parte del loro raccolto per la nuova semina.

Quei semi erano stati brevettati, e costavano parecchio. Sono praticamente un monopolio della Dekalb (Monsanto) e della Pioneer Hi-Bred (DuPont), le stesse aziende all’avanguardia negli OGM.

La relativa autosufficienza e sostenibilità auto-alimentantesi dell’agricoltura tradizionale era finita.

Ai semi ibridi seguirono le «necessarie» tecnologie agricole americane ad alto impiego di capitale, gli indispensabili fertilizzanti chimici Monsanto e DuPont e con l’arrivo degli OGM, gli assolutamente necessari anti-parassitari e diserbanti studiati apposti per quello specifico seme OGM. Tutto brevettato, tutto costoso. I contadini che per secoli avevano coltivato per l’autoconsumo e il mercato locale, poco importando e poco esportando, non avevano tanto denaro.

Ecco pronta la soluzione: lanciarsi nell’agricoltura «orientata ai mercati globali», produrre derrate non da consumo ma da vendita, cash-crop, raccolti per fare cassa. Addio autosufficienza ed autoconsumo, addio chiusura alle importazioni superflue. I contadini potevano vendere all’estero sì: sotto controllo di sei intermediari globali, colossi e titani come la Cargill, la Bunge Y Born, la Louis Dreyfus… La Banca Mondiale di McNamara, soccorrevole, forniva ai regimi sottosviluppati prestiti per creare canali d’irrigazione moderni e dighe; la Chase Manhattan Bank dei Rockefeller si offriva - visto che i contadini non producevano mai abbastanza da ripagare i debiti contratti per comprare pesticidi, OGM e sementi ibride brevettati - di indebitare i contadini in regime privatistico.

Ma questo ai grandi imprenditori agricoli con latifondi. I piccoli contadini, per le sementi-miracolo e i diserbanti e i fertilizzanti scientifici, si dovettero indebitare «sul mercato», ossia con gli usurai.

I tassi d’interesse sequestrarono il raccolto-miracolo; a molti, divorarono anche la terra. I contadini, accade in India specialmente, dovettero lavorare una terra non più loro, per pagare i debiti.

La stessa rivoluzione sta prendendo piede in Africa. Chilometri di monoculture di cotone geneticamente modificato, sementi sterili da comprare ogni anno. E il meglio deve ancora arrivare.

Dal 2007 la Monsanto, insieme al governo USA, ha brevettato su scala mondiale di sementi «Terminator», ossia che commettono suicidio dopo il raccolto: una scoperta che chiamano, senza scrupoli, «Genetic Use Restriction Technology», ossia volta a ridurre l’uso di sementi non brevettate. La estensione di sementi geneticamente modificate - ossia di cloni con identico corredo genetico - è ovviamente un pericolo incombente per le bocche umane: una malattia distrugge tutti i cloni, ed è la carestia. Occorre la biodeversità, di cui si sciacquano le labbra ecologisti e verdi radicali.

E qui si comincia ad intuire perché si sta costruendo l’Arca di Noè delle sementi alle Svalbard: quando arriva la catastrofe, le sementi naturali dovranno essere controllate dal gruppo dell’agribusiness, e da nessun altro. Le banche di sementi, secondo la FAO, sono 1.400, già per la maggior parte negli Stati Uniti. Le più grandi sono usate e possedute da Monsanto, Syngenta, Dow Chemical, DuPont, che ne ricavano i corredi genetici da modificare. Perché hanno bisogno di un’altra arca di Noè agricola alle Svalbard, con tanto di porte corazzate e allarmi anti-intrusione, scavata nella roccia. Le altre banche sono in Cina, Giappone, Corea del sud, Germania, Canada, evidentemente non tutte sotto il controllo diretto dei grandi gruppi.

La tecnologia «Terminator» può suggerire uno scenario complottista fantastico: una malattia prima sconosciuta che infetta le sementi naturali conservate nelle banche fuori-controllo USA, obbligando a ricorrere al caveau delle Svalbard, l’unico indenne. E’ un pensiero che ci affrettiamo a scacciare: chi può osar diffamare benefattori dell’umanità affamata come Rockefeller, Monsanto, Bil Gates, Syngenta?

Ma Engdahl ricorda le parole del professor Francis Boyle, lo scienziato che stilò la prima bozza delle legge americana contro il terrorismo biologico (Biological Weapons anti-Terrorism Act), approvata dal Congresso nel 1989. Francis Boyle sostiene che «il Pentagono sta attrezzandosi per combattere e vincere la guerra biologica», e che Bush ha a questo scopo emanato due direttive nel 2002, adottate «senza conoscenza del pubblico». Per Boyle, nel biennio 2002-2004, il governo USA ha già speso 14,5 miliardi di dollari per le ricerche sulla guerra biologica. Il National Institute of Health (ente governativo) ha connesso 497 borse di studio per ricerche su germi infettivi con possibilità militari. La bio-ingegneria è ovviamente lo strumento principale in queste ricerche.

Jonathan King, professore al MIT, ha accusato: «I programmi bio-terroristici crescenti rappresentano un pericolo per la nostra stessa popolazione; questi programmi sono invariabilmente definiti ‘difensivi’, ma nel campo dell’armamento biologico, difensivo e offensivo si identificano».

Altre possibilità sono nell’aria, e Engdahl ne ricorda alcune. Nel 2001, una piccola ditta di ingegneria genetica californiana, la Epicyte, ha annunciato di aver approntato un mais geneticamente modificato contenente uno spermicida: i maschi che se ne nutrivano diventavano sterili. Epicyte aveva creato questa semente miracolo con fondi del Dipartimento dell’Agricoltura USA (USDA), il ministero che condivide con Monsanto i brevetti del Terminator; ed a quel tempo, la ditta aveva in corso una joint-venture con DuPont e Syngenta. Ancor prima, anni ‘90, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, ossia l’ONU) lanciò una vasta campagna per vaccinare contro il tetano le donne delle Filippine, Messico e Nicaragua, fra i 15 e i 45 anni.

Perché solo le donne? Forse che gli uomini, nei Paesi poveri, sono esenti da tetano, e non si feriscono mai con ferri sporchi e arruginiti?

Se lo domandò il Comite pro Vida, l’organizzazione cattolica messicana ben conscia delle campagne anti-natalità condotte in Sudamerica dai Rockefeller. Fece esaminare il vaccino fornito dall’OMS gratuitamente e generosamente alle donne di età fertile: e scoprì che esso conteneva gonadotropina corionica umana, un ormone naturale che, attivato dal germe attenuato del tetano contenuto nel vaccino, stimolava speciali anticorpi che rendevano incapaci le donne di portare a termine la gravidanza. Di fatto, un abortivo. Risultò che questo vaccino-miracolo era il risultato di 20 anni di ricerche finanziate dalla Rockefeller Foundation, dal Population Council (dei Rockefeller), dalla CGIAR (Rockefeller), dal National Institute of Health (governo USA)… e anche la Norvegia aveva contribuito con 41 milioni di dollari al vaccino antitetanico-abortivo. Guarda caso, lo stesso Stato che oggi partecipa all'Arca di Noè e che la sorveglierà nelle sue Svalbard.

Ciò fa tornare in mente ad Engdahl (non a noi) quella vecchia fissa dei Rockefeller per l’eugenetica del Reich: la linea di ricerca preferita era ciò che si chiamava «eugenetica negativa», e perseguiva l’estinzione sistematica delle razze indesiderate e dei loro corredi genetici. Margaret Sanger, la femminista che fondò (coi soldi dei Rockefeller) il Planned Parenthood International, la ONG più impegnata nel diffondere gli anticoncezionali nel Terzo Mondo, aveva le idee chiare in proposito, quando lanciò un programma sociale nel 1939, chiamato «The Negro Project» (2). Come scrisse in una lettera ad un amico fidato, il succo del progetto era questo: «Vogliamo eliminare la popolazione negra».

Ah pardon, scusate: non si dice «negro», si dice «nero», «afro-americano». E’ questo che conta davvero, per i progressisti.

Maurizio Blondet

Articolo pubblicato su EFFEDIEFFE.com il 06/12/2007



1) William A. Engdahl, «Doomsday Seed Vault in the Arctic - Bill Gates, Rockefeller and the GMO giants know something we don’t», Globalresearch, 4 dicembre 2007.
2) Tanya L. Green, «The Negro Project: Margaret Sanger’s Genocide Project for Black American’s», in www.blackgenocide.org/negro.html
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Re: Rockefeller si fa l’Arca di Noè. Cosa ci nasconde?
« Risposta #1 il: 29 Marzo 2010, 08:00:19 »

Io a Maccarese, realizzai la nuova sede dell'Ipgri (branca della FAO), denominata "banca del seme",
già loro hanno conservati tutti i semi di tutte le varietà di essenze arboree ed erbacee, proprio in previsione di eventuali catastrofi, sono in grado di reimpiantare ciò che potrebbe andare perso.
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"La correzione
è la parte di gran lunga più utile
dell'insegnamento"
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Re: Rockefeller si fa l’Arca di Noè. Cosa ci nasconde?
« Risposta #2 il: 29 Marzo 2010, 11:16:24 »

Spaventosamente interessante!
Sembrerebbe di vivere un film fantastico...dell'orrore.
Il geneticamente modificato non presenta sempre e solo svantaggi, inutile negarlo, come è inutile negare che ad esempio il grano che abbiamo oggi sia stato stra-geneticamente-modificato nei secoli, ancorchè senza il supporto dei biochimici fino al secolo scorso.
Ben diverso è comunque l'approfondimento che Azucarillo ci ha mostrato.
Per quel che concerne la guerra biologica, pur con le paure connesse, il discorso è forse ancor più complesso, proprio per quella voce difensiva che purtroppo si miscela con l'offensiva... di altri. In tal caso osteggiare troppo una parte conosciuta (con lo studio di antidoti e vaccini) vorrebbe dire felicità per un'altra oscura in altre parti del mondo, magari sotto un controllo non proprio, come dire, democratico. Ho studiato per tre anni questo apetto all'Istituto Superiore di Sanità e vi assicuro comunque che c'è n'è nel mondo quanto basta per averne veramente paura.
Egual paura mi fa chi vorrebbe imporre un disarmo unilaterale.
La guerra  cosiddetta asimmetrica si nutre delle paure delle popolazioni e dei mezzi impropri dati dalle conoscenze e progressi (!?) del NBC (nucleare, biologico, chimico).
Per non parlare della sparizione di diverse valigette nucleari in possesso ad ex agenti del KGB in vari paesi del mondo, ora nelle mani... boh, forse del migliore offerente!?
Nessuno parla di queste catastrofiche valigette.
I governi occidentali dovrebbero allearsi e spendere il richiesto denaro per farle sparire dalla circolazione una volta per tutte, per non farle acquistare a qualche dittatore o ricco terrorista, come ce ne sono tantissimi. Non è esluso che ciò stia realmente accadendo, mi auguro.
La facilità di utilizzo di tali valigette nucleari, ognuna delle quali pari ad una Hiroshima ed anche peggio, potrebbe far impallidire i comprensibili timori per una guerra biologica puramente intesa.
P.S.
Magra consolazione: abbiamo sempre convissuto, ahimè, con l'utilizzo improprio del chimico e del biologico.
Gli antichi romani li usavano in molte campagne di guerra, avendoli appresi da molti altri popoli che se ne servivano ancor prima...(fumi greci,veleni, inquinare i pozzi, ecc...).
Pensate che mettevano anche le mascherine ai propri cavalli, quando quello zolfo si spandeva spinto dal vento ad arte su alcuni campi di battaglia.
« Ultima modifica: 29 Marzo 2010, 11:48:02 da vincenzog »
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Et neuna cosa, quanto sia minima,
può avere cominciamento o fine senza queste tre cose, cioè:
senza potere,
et senza sapere
et senza con amor volere.
(da statuto corporativo trecentesco, Comune di Siena)
 

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